L'euro raggiunge il massimo degli ultimi otto mesi e si propone come valuta rifugio

L'euro raggiunge il massimo degli ultimi otto mesi e si propone come valuta rifugio

L'euro è recentemente aumentato di valore a causa delle turbolenze del mercato globale, iniziando ad essere visto come una vera e propria valuta rifugio anche in momenti di crisi, fregio di cui sin ora si era vantato solo il dollaro statunitense (e pochi altri eletti). Ha infatti raggiunto il valore di cambio EUR/USD di 1,1 nella giornata di lunedì – ad un livello che non si vedeva da gennaio scorso – prima di ritracciare a 1,09 ieri. È comunque probabile che l'euro salga ulteriormente, qualora il meccanismo del “flight to quality” dovesse persistere nel tempo, a causa del sentiment negativo degli investitori e in considerazione dell’attuale panorama dettato dal mercato globale. Inoltre, la decisione sui tassi della BCE previsa per settembre rimane un fattore chiave nel determinare la tendenza evolutiva della moneta unica.

Questi movimenti riflettono il sentimento globale: un ambiente di avversione al rischio ha rafforzato l'euro durante il crollo del mercato azionario, mentre un sentimento di propensione al rischio ha esercitato una pressione al ribasso sulla moneta unica dopo un rally “di sollievo” del mercato. Tuttavia, l'euro potrebbe subire un'ulteriore pressione al rialzo data la tendenza finanziaria prevalente.

L'euro rivendica lo status di valuta rifugio

Pur tra qualche difficoltà, l'euro è stato quasi sempre considerato un luogo sicuro per il denaro degli investitori grazie alla sua elevata liquidità, allo status di valuta di riserva principale, alla considerevole economia dell'Eurozona e alle politiche stabili della Banca centrale europea. Eppure, questa percezione di sicurezza era stata minata dalla guerra in Ucraina, da una prospettiva economica fiacca e dai recenti tumulti politici. Ma, nonostante ciò, l'Eurozona rimane una parte cruciale dell'economia globale. Di recente, l'euro ha riconquistato il suo status di rifugio sicuro in mezzo alle altalene dei mercati, stimolato da uno yen giapponese in ascesa e da un forte contrazione azionaria statunitensi.

La volatilità del mercato probabilmente persisterà

Nonostante un ampio rimbalzo nei mercati azionari globali, la volatilità potrebbe persistere poiché le condizioni fondamentali rimangono invariate. Ciò potrebbe sostenere ulteriormente l'euro come bene rifugio. La recente intensa svendita nei mercati azionari è stata innescata, tra gli altri fattori, da uno yen giapponese fortemente rafforzato in seguito all'aumento dei tassi della Banca del Giappone (BOJ) avvenuto la scorsa settimana. I trader di valute hanno così sciolto i "carry trade", portando a un'inversione del cambio dollaro/yen, con il primo che si è indebolito ed il secondo che invece si è rafforzato.

Un carry trade di valute comporta l'indebitamento in una valuta con un basso tasso di interesse e l'investimento in una con un tasso di interesse più elevato, con l'obiettivo di trarre profitto (anche) dal differenziale del tasso di interesse. Gli investitori hanno dunque nel tempo preso in prestito yen a tassi più bassi per finanziare investimenti azionari specie negli USA: il recente cambiamento dello yen ha così contribuito alla svendita del mercato azionario globale, siccome i trader, per evitare la margin call, hanno dovuto chiudere le loro posizioni di prestito (ossia di vendita) sullo yen, e per farlo hanno prima forzatamente liquidato i loro investimenti in azioni.

Non si sa se e quando la volatilità finirà. Si prevede che la BOJ proseguirà il suo inasprimento monetario, non solo aumentando i tassi di interesse, ma anche riducendo i suoi acquisti obbligazionari (ovvero mettendo in pratica il quantitative tightening). Ciò porterà probabilmente a un ulteriore rimpatrio di yen, poiché molte aziende giapponesi, gravate da un debito elevato, dovranno rimborsare i loro prestiti. Questa tendenza potrebbe continuare a fare pressione sul dollaro statunitense e rafforzare l'euro, così come pure le valute meno influenzate dalle tendenze globali, come il dollaro australiano e neozelandese.

La prossima riunione della BCE in primo piano

Non solo le tendenze globali, ma anche il percorso dei tassi di interesse della BCE sono fattori chiave che influenzano il movimento dell'euro. L'inflazione dell'Eurozona è inaspettatamente accelerata al 2,6% a luglio, rispetto al 2,5% del mese precedente, il che ha smorzato le aspettative per un secondo taglio dei tassi da parte della BCE a settembre. I segnali di una ripresa economica nell'Eurozona potrebbero anche attrarre afflussi di capitali, poiché gli investitori cercano stabilità in mezzo alla continua volatilità del mercato. C’è però da dire che la manifattura europea e, più in generale, la crescita economica pare non stiano godendo di ottima salute, in accordo alle ultime rilevazioni.

Al contrario, si prevede che la Federal Reserve statunitense inizierà a ridurre i suoi tassi di interesse a settembre, poiché i timori di recessione sono in forte incremento, anche alla luce dei recenti dati economici attenuati nel paese. I partecipanti al mercato si aspettano che le recenti turbolenze del mercato spingeranno anche la Fed a implementare fino a tre tagli dei tassi quest'anno, portando a un ulteriore calo del valore del dollaro statunitense.

Di conseguenza, un dollaro statunitense indebolito e un mercato azionario statunitense in ritirata potrebbero consolidare ulteriormente lo status dell'euro come valuta rifugio. L'attrattiva dell'euro come asset stabile in periodi di incertezza globale potrebbe essere rafforzata dalla sua performance relativamente solida rispetto ad altre valute.

Ma si sa, ogni previsione è fatta per essere smentita e pertanto l’unica strada percorribile è quella di mantenere i nervi saldi e rimanere concentrati sui propri obiettivi di lungo termine: tutto il resto è solo rumore di fondo.

Disclaimer: Il presente articolo ha un puro scopo informativo e non costituisce raccomandazione di investimento. Tutti i diritti riservati.

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