Al via oggi il quarto collocamento del BTP Valore

Al via oggi il quarto collocamento del BTP Valore

Dopo le passate edizioni di giugno e ottobre 2023 e di marzo 2024, torna a partire da oggi e per tutta la settimana (salvo chiusura anticipata) la possibilità per gli investitori di sottoscrivere durante questa prima fase di collocamento il nuovo BTP Valore di maggio 2024. Da dire che questa uscita, di carattere straordinario, è stata voluta dal MEF a seguito della grande adesione riscontrata nelle precedenti tornate, nonché dalla percezione del Ministero di una grande domanda ancora presente soprattutto tra gli italiani.

Così è stata pensata la quarta edizione di questo strumento, che risulta essere in linea con il suo omonimo di due mesi fa e che è ideato prettamente per piccoli risparmiatori e famiglie, ossia il pubblico retail.

Le principali caratteristiche del BTP Valore

Punto di forza del BTP vuole essere, anche questa volta, il rendimento offerto a tutti coloro che decideranno di sottoscriverlo e, ancor di più, a chi lo vorrà detenere sino a scadenza.

Infatti, il tasso minimo garantito per i primi tre anni sarà pari al 3,35% mentre per i successivi tre al 3,9%: è dunque applicato il meccanismo dello step-up, che prevede cedole crescenti col passare degli anni, a cui si aggiunge un premio fedeltà dello 0,8% (valido solo per chi aderisce in questa prima fase di collocamento e per chi lo deterrà sino a fine vita, ossia a maggio 2030). Inoltre, i suddetti tassi Venerdì prossimo potranno essere rivisti al rialzo oppure confermati, sulla base dell’andamento dell’offerta e dell’ammontare complessivo ottenuto.

Avendo una durata di sei anni, il BTP Valore presenta una scadenza di medio-lungo periodo, in una situazione macroeconomica in cui è verosimile attendersi già a partire dal prossimo giugno, almeno per l’Europa, un primo taglio dei tassi di interesse da parte della BCE. Questo dato, unito al taglio minimo di 1000€, potrebbe spingere molti investitori a decidere di impegnare il proprio capitale in questo strumento, come per altro era già successo durante le edizioni precedenti: basti pensare che, solo durante la prima giornata di collocamento, in media la raccolta è stata pari a 5,5 miliardi di euro.

In effetti, volendo conteggiare il debito pubblico italiano in mano a famiglie e piccoli risparmiatori e considerando solo le ultime uscite del BTP Valore, il numero risultante è di rilievo: quasi 54 miliardi di euro. Si può dunque dire che il sistema Italia è sempre più di proprietà dei suoi cittadini.

Per fortuna, il rating di Fitch per il nostro Paese è BBB con outlook stabile, configurando così l’investimento nei Bond statali come “investment-grade”, ossia di buona qualità.

I principali rischi

Già, proprio partendo da questo assunto si può indicare un primo potenziale rischio: quello di credito, ovvero di default dell’emittente. Trattandosi in tal caso del Ministero dell’Economia e delle Finanze, un’eventuale incapacità di ripagare il proprio debito significherebbe un guaio ben peggiore rispetto alla “semplice” perdita del proprio capitale. Infatti, vorrebbe dire che l’Italia si troverebbe in una situazione di insolvenza (per intenderci come l’Argentina degli anni 2000) e quindi, purtroppo, le conseguenze sarebbero talmente gravi per ognuno di noi da far quasi dimenticare l’eventuale danno economico derivante dalla sottoscrizione dello strumento. A questo proposito, diciamo comunque che il rating espresso da agenzie specializzate internazionali e sopra riportato indica un rischio di credito sostanzialmente basso.

Più probabile invece il rischio di prezzo, non tanto nell’immediato ma verificabile con il passare del tempo: il BTP Valore viene emesso (e rimborsato a scadenza) al valore nominale di 100 ma, specie trattandosi di un’obbligazione a tasso fisso, durante il corso della sua vita è praticamente certo che subisca oscillazioni del suo prezzo (che quindi potrebbe ridursi, anche considerevolmente, sotto il suo valore iniziale, abbassando così l’ammontare del proprio capitale). Ciò risulta comunque scarsamente riscontrabile in un primo periodo, in considerazione del fatto che, come accennato, la BCE darà quasi sicuramente il via al taglio dei tassi se non già a giugno come nel corso dell’anno, condizione che favorirebbe quindi un incremento del valore del BTP. Ad ogni modo, il rischio di prezzo è ad esclusivo appannaggio di coloro che, per scelta o per necessità, devono vendere prima del tempo questo strumento, potendo così realizzare una perdita (o, nella migliore delle ipotesi, un guadagno) in conto capitale.

Per quanto riguarda invece il rischio di liquidità, si può affermare con ragionevole certezza che questo sia pressoché assente: il BTP Valore è infatti un’attività finanziaria quotidianamente scambiata con regolarità; pertanto, è rivendibile in maniera facile e veloce.

I vantaggi e le possibili alternative

Se ci si sofferma a considerare le alternative presenti oggi sul mercato, vanno prima esplicitati i vantaggi che il BTP Valore porta con sé: intanto l’assenza di commissioni di acquisto (per lo meno per chi lo comprerà durante il collocamento), la tassazione agevolata al 12,5%, l’esclusione dal calcolo ISEE per i Titoli di Stato sino a 50.000€ e, non ultimo, la cedola a cadenza trimestrale (che per molti può rappresentare un incentivo se paragonata a quelle con erogazione semestrale o annuale).

In aggiunta, il BTP Valore di questa edizione offre complessivamente un rendimento (considerando anche il già citato premio fedeltà) superiore sia al suo diretto predecessore di Marzo 2024, sia al suo “cugino” BTP decennale. Quindi, volendo stilare una classifica in tema di Titoli di Stato di buona qualità, il BTP Valore occupa sicuramente una delle prime posizioni.

Fatte queste necessarie premesse, passiamo in rassegna ora le principali alternative: per coloro che sono “cassettisti”, ossia per gli investitori che sottoscrivono a prezzo nominale (o poco inferiore) obbligazioni caratterizzate da buoni tassi cedolari volendole detenere sino a scadenza per ricevere flussi costanti di interesse, le differenti opportunità di investimento possono riguardare Titoli di Stato di altri Paesi “sviluppati”, tra cui gli Stati Uniti (a cui però va attribuito il rischio di cambio euro-dollaro) o altre nazioni europee; tuttavia, si farebbe fatica a trovare sostanziali differenze in netto favore di questi ultimi.

Allo stesso tempo, se si volge lo sguardo su bond corporate (ovvero di qualità elevata ed emessi da società), il panorama si allarga e qualche buona opportunità è di facile riscontro. Anche qui però va aggiunta una considerazione: la tassazione su questi strumenti è pari al 26% (contro il 12,5% del BTP Valore), dato che può influenzarne significativamente il rendimento complessivo.

Rimane poi l’opzione (sempre valida) di investire in fondi o, meglio ancora, in ETF obbligazionari europei specifici per titoli di Stato: tra questi, uno dei migliori risulta essere quello “Xtrackers iBoxx Eurozone Government Bond Yield Plus 1-3 Acc” (ISIN LU0925589839), il quale pur essendo caratterizzato da breve duration ha ottenuto una performance ad un anno pari al 2,76%, non molto generosa, per così dire, se raffrontata a quella del nostro BTP Valore.

Per finire il nostro confronto, citiamo anche la possibilità di investire in conti deposito: tuttavia, gli unici degni di nota prevedono un vincolo assoluto del capitale per un lasso di tempo di 5-6 anni e offrono rendimenti netti comunque non superiori al 3% (non sono stati considerati quelli che offrono rendimenti maggiori ma che obbligano il risparmiatore a dover sottostare ad alcune clausole vincolanti, tra cui ad esempio dover aprire contestualmente anche un conto corrente).

Quindi BTP Valore sì oppure no?

Come sempre non è possibile fornire una risposta univoca, valevole per tutti, ma è ogni volta necessario contestualizzare il singolo investimento in una più ampia logica di pianificazione finanziaria personale: infatti, questo strumento può essere certamente adeguato a coloro che intendano allocare parte del proprio patrimonio in una attività a basso rischio in grado di offrire rendimenti annui piuttosto buoni. L’ideale, acquistando il BTP, sarebbe però evitare una sovraesposizione ai titoli governativi e in particolare all’Italia: la regola della diversificazione trova anche in questo caso una sua applicazione.

Infine, per le caratteristiche complessive che presenta questo strumento, risulta probabilmente più indicato agli investitori che abbiano possibilità e volontà di detenere questo asset sino alla sua naturale scadenza: oltre all’incasso finale del premio fedeltà, si eviterebbe così anche l’esposizione alle fluttuazioni di prezzo di cui abbiamo parlato in precedenza.

Disclaimer: Il presente articolo ha un puro scopo informativo e non costituisce raccomandazione di investimento. Tutti i diritti riservati.

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