Appello per contenere la spesa mentre il debito globale raggiunge livelli record

Appello per contenere la spesa mentre il debito globale raggiunge livelli record

Il debito nei mercati emergenti come India e Cina e l’inflazione persistente negli Stati Uniti stanno esercitando pressioni sui costi di finanziamento.

Secondo un nuovo rapporto dell’Institute of International Finance (IIF), il debito globale è aumentato di circa 1,3 trilioni di dollari (1,2 trilioni di euro) nei primi tre mesi di quest’anno, raggiungendo il nuovo massimo storico di 315 trilioni di dollari (293,5 euro).

Dopo tre trimestri consecutivi di calo, il rapporto debito/PIL globale ha ripreso la sua traiettoria ascendente da gennaio a marzo.

I mercati emergenti stanno guidando il trend, ha affermato l’IIF, con i maggiori incrementi provenienti proprio da Cina, India e Messico.

I mercati maturi, pur registrando incrementi minori, presentano comunque livelli di indebitamento più elevati rispetto alle economie emergenti. A tal proposito, specifichiamo che l’IIF considera Stati Uniti, Area Euro, Giappone e Regno Unito come mercati maturi.

Volgendo dunque lo sguardo alle sole economie sviluppate, i maggiori aumenti del debito in questo trimestre sono stati registrati negli Stati Uniti e in Giappone, seguiti da Irlanda e Canada. Per contro, diminuzioni sono state osservate in Svizzera e Germania.

Gli alti tassi di interesse mettono a dura prova i bilanci statali

Analizzando il debito per settore, in questo trimestre la spesa pubblica ha fatto lievitare i totali nei mercati di Paesi avanzati poiché i tassi di interesse rimangono, almeno per il momento, storicamente elevati. Proprio questi alti tassi possono far incrementare il debito statale poiché il costo del prestito aumenta per i governi, sottraendo ulteriori risorse ai bilanci statali.

Dunque, più uno Stato risulta indebitato, più ha necessità di ricorrere a prestiti (classico esempio mediante l’emissione di Titoli Governativi), al fine di ottenere il denaro necessario a sopperire a tutte le spese; tuttavia, l’obbligo di rimborso dei capitali ricevuti maggiorati del tasso di interesse dovuto, comporta un ulteriore aumento del debito pubblico. È purtroppo un circolo vizioso che tende ad autoalimentarsi e che, sul lungo termine, può portare a conseguenze nefaste.

La buona notizia secondo l’IIF è però data da una performance risultata più forte in altri settori di crescita, che tuttavia ha così mitigato il debito statale in diverse economie sviluppate.

“I livelli di debito totale nei mercati maturi sono rimasti sostanzialmente stabili nel primo trimestre, poiché la riduzione del debito delle famiglie e delle società non finanziarie ha compensato il continuo aumento dell’indebitamento del settore pubblico e finanziario”.

Le tensioni commerciali potrebbero alimentare l’inflazione

Guardando al futuro, il gruppo ha anche avvertito che il debito globale potrebbe essere ulteriormente gonfiato a causa del “crescente attrito commerciale e delle tensioni geopolitiche”.

In particolare, ha osservato che le esportazioni di massa di tecnologia verde dalla Cina, che hanno alimentato tendenze protezionistiche in Europa, potrebbero far aumentare il deficit dei Paesi UE.

Se l’Europa decidesse di imporre tariffe sui prodotti cinesi essenziali per la transizione green, ciò probabilmente spingerebbe al rialzo i prezzi dei beni importati e nazionali. Questo potrebbe a sua volta alimentare un’inflazione più ampia, alimentata anche da una corsa globale per le materie prime più limitate.

Non solo: un altro rischio debitorio, secondo l’IIF, è che un cambiamento nella politica monetaria dell’UE potrebbe rafforzare il dollaro. Ciò significa che sarebbe più costoso per i Paesi ripagare i debiti denominati in dollari.

"Un brusco cambiamento di politica, dato da un anticipato taglio dei tassi della BCE rispetto alla Fed, potrebbe innescare un rally del dollaro, spingere ulteriormente la fuga di capitali verso gli asset statunitensi ed esercitare ulteriore pressione sui bilanci dei mutuatari non US che hanno un debito significativo in valuta USD", ha affermato l'IIF.

Un appello alla prudenza fiscale

Come scritto poco sopra, i paesi possono essere ulteriormente indebitati a causa degli alti tassi di interesse, ma grandi quantità di debito aumentano anche gli interessi, il che significa che le nazioni possono ritrovarsi bloccate in un circolo vizioso. Proprio per tale motivo, il mese scorso, il Fondo monetario internazionale (FMI), così come l’IIF, ha lanciato il campanello d’allarme sull’onere del debito.

"I Paesi hanno bisogno di sforzi decisivi per salvaguardare le finanze pubbliche sostenibili e ricostruire le riserve di bilancio", ha avvertito il gruppo, aggiungendo: “I governi dovrebbero eliminare immediatamente l’eredità della politica fiscale dell’era della crisi, compresi i sussidi energetici, e perseguire riforme per frenare l’aumento della spesa proteggendo al tempo stesso le fasce più vulnerabili. Le economie avanzate con una popolazione che invecchia dovrebbero contenere le pressioni sulla spesa per la sanità e le pensioni attraverso riforme dei diritti e altre misure."

Poiché in oltre 50 nazioni si terranno elezioni importanti nel 2024, i governi si stanno orientando verso politiche di taglio delle tasse e, al contempo, della spesa pubblica. Ma, come avverte lo stesso FMI, quando la classe politica tenta di compiacere gli elettori, non dovrebbe comunque perdere di vista gli obiettivi di lungo termine.

Sfortunatamente, i fatti dimostrano che non è sempre così.

Disclaimer: Il presente articolo ha un puro scopo informativo e non costituisce raccomandazione di investimento. Tutti i diritti riservati.

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