Capital Market Union (CMU): cos’è e cosa potrebbe portare all’Europa?

Capital Market Union (CMU): cos’è e cosa potrebbe portare all’Europa?

I leader dell’UE si sono riuniti a Bruxelles per discutere della sfida attuale di creazione del Mercato Unico dei Capitali. Analizziamo gli obiettivi del piano.

La CMU è un’iniziativa progettata per creare un mercato unico dei capitali in tutta l’UE. L’obiettivo è far sì che investimenti e risparmi fluiscano tra gli Stati membri a beneficio dei cittadini, delle imprese e degli investitori.

"L'esistenza stessa della CMU è come una rete elettrica", ha detto Rebecca Christie, Senior Fellow di Bruegel, durante un’intervista rilasciata il mese scorso.

"L'UE ha bisogno di finanziamenti migliori", ha spiegato. "Ha bisogno che le aziende più piccole siano in grado di espandersi e di accedere ai fondi, che devono provenire da qualche parte."

Giovedì scorso, al vertice dell’UE a Bruxelles, le discussioni sulla razionalizzazione degli investimenti sono state nuovamente al centro dell’attenzione.

A quasi un decennio dalla concezione della CMU, cerchiamo di esplorare il significato di questa politica.

Lo scopo della Capital Market Union

Nel 2015 l’ex presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker aveva annunciato i suoi piani per la creazione di un mercato unico dei capitali, presentandolo come uno strumento per stimolare gli investimenti in tutto il territorio dell’Unione Europea.

Infatti, uno degli obiettivi della politica economica è promuovere lo sviluppo e l’integrazione finanziaria. In termini pratici, ciò si traduce nell’intendo dei politici di voler rendere più semplice per le imprese di uno Stato Membro avere accesso al mercato del credito, potendo ottenere finanziamenti da un altro Paese UE e consentendo così alle aziende più piccole di crescere e creare nuovi posti di lavoro.

Al momento, poiché la CMU è ancora bloccata nel processo legislativo, le opportunità finanziarie rimangono relegate e frammentate all’interno dei confini nazionali. Non solo: le leggi specifiche di ogni Paese rappresentano un ostacolo ai finanziamenti transfrontalieri, costringendo dunque le imprese a dipendere maggiormente dalle banche, piuttosto che dagli investitori privati, per l’ottenimento dei prestiti necessari.

Tutto ciò presenta una duplice conseguenza negativa: da un lato rende più complesso per le aziende ricevere i finanziamenti richiesti e, dall’altro, rende l’intero sistema economico europeo più vulnerabile ad eventuali shock. Per questi motivi, la resilienza fornita dalla CMU potrebbe avvantaggiare non solo gli investitori, ma anche coloro che ricevono i finanziamenti. Come effettivamente è noto ad ogni investitore, distribuire i propri risparmi su diversi asset (e meglio ancora di diverse Nazioni) offre una protezione aggiuntiva qualora uno strumento finanziario dovesse subire delle perdite.

Del resto, non è mai consigliato mettere tutte le uova nello stesso paniere: in un contesto assolutamente dinamico e cangiante come quello odierno, la regola d’oro della diversificazione vale ora più che mai.

In aggiunta, dal punto di vista corporate, un’eccessiva dipendenza dalle banche può anche rendere le imprese più esposte durante i periodi di recessione, nel momento in cui diventa più complicato ottenere prestiti (così come può accadere a fronte di rialzi consistenti dei tassi di interesse – la storia recente lo insegna).

Avere quindi un pool di capitali provenienti da una serie di fonti, anche investitori privati, che è poi lo scopo della CMU, consentirebbe alle imprese di avere un flusso di finanziamento più solido e più articolato.

Dei tentativi di consentire ai piccoli risparmiatori di investire nell’economia reale (e dunque a sostegno delle PMI), sia nostrana che europea, è in effetti già stato ideato e tradotto nella realtà mediante rispettivamente i PIR e gli ELTIF; tuttavia, sono ancora molte le potenziali criticità di questi strumenti, sui quali è necessario lavorare per poterli implementare e renderli più appetibili soprattutto per il panorama retail.

Mercato unico e CMU: la differenza

La CMU viaggia di pari passo con la nozione di mercato unico, ma questi due concetti non sono la stessa cosa.

Il mercato unico è infatti una politica più ampia che mira a garantire la libera circolazione di beni, servizi e persone in tutta l’UE, nonché la circolazione degli stessi capitali.

Il Mercato Unico dei Capitali invece si inserisce maggiormente nel principio di mercato unico, concentrandosi specificamente sul settore finanziario.

Perché la CMU potrebbe essere trasformativa?

Incentivare gli investimenti nell’UE non solo aiuterebbe a rilanciare la crescita, creando quindi più posti di lavoro, ma potrebbe anche aumentare l’innovazione.

Se le imprese avranno più denaro per espandersi, sarà probabile che l’Europa assista a una proliferazione di nuovi prodotti, tecnologie e servizi.

Oltre ad aumentare la competitività a livello globale dell’imprenditorialità europea, l’accesso al Mercato Unico dei Capitali potrebbe anche consentire all’UE di mettere il turbo al processo di “transizione verde”.

Questo perché la CMU mira ad aumentare gli investimenti in obbligazioni green, dove i finanziatori prestano alle aziende o ai Governi patrimoni da spendere in progetti sostenibili dal punto di vista ambientale. Quivi rientrano iniziative relative all’energia rinnovabile e ai trasporti, come pure a programmi volti ad aumentare l’efficienza energetica.

I sostenitori della CMU hanno inoltre sottolineato il potenziale beneficio riscontrabile nel migliorare i finanziamenti alla difesa dell’UE e a favorire i progressi nel settore tech e dell’intelligenza artificiale.

Le ragioni della lunga attesa

La CMU è in cantiere da molto tempo e uno dei motivi di questo ritardo è semplicemente la complessità del progetto in questione. Poiché la creazione di un sistema finanziario condiviso implica la razionalizzazione di una rete di norme specifiche per ciascun Paese, non può essere realizzata da un giorno all’altro.

Detto questo, va anche ammesso però che la CMU è bloccata da una parte di politici reticenti alla sua attuazione.

Mentre Stati Membri influenti come Francia e Germania hanno più volte sottolineato il loro parere favorevole a questa opportunità, un certo numero di Nazioni sono per contro più caute nel voler cedere un maggiore controllo a Bruxelles.

Gli oppositori della CMU hanno in particolare espresso preoccupazione per i costi aggiuntivi cui andrebbero incontro le industrie finanziarie nazionali.

Altri temono che l’Unione possa ampliare il divario tra i mercati più piccoli e quelli più sviluppati, poiché ritengono che sarà più facile per i sistemi finanziari maggiormente solidi e consolidati raccoglierne i benefici.

Mentre gli Stati Uniti beneficiano del loro sofisticato Inflation Reduction Act, una politica che incanala gli investimenti privati nella tecnologia verde, alcuni temono che l’UE debba muoversi per non rimanere indietro.

A questo proposito, i sostenitori del Mercato Unico dei Capitali sostengono che l’Europa non abbia scelta.

Disclaimer: Il presente articolo ha un puro scopo informativo e non costituisce raccomandazione di investimento. Tutti i diritti riservati.

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