I prezzi del petrolio greggio hanno registrato ieri un forte rimbalzo dopo aver toccato il minimo dei sei mesi precedenti, con i future sul Brent all'Intercontinental Exchange in aumento del 2,42% a $ 78,33 al barile e i future sul WTI al New York Mercantile Exchange in salita del 2,77% a $ 75,23 al barile.
Inoltre, i prezzi del greggio hanno esteso il recupero nella sessione asiatica odierna, trainati anche dall’ottimismo circa la ripresa globale, cancellando così metà delle perdite registrate in agosto. A guidare l’ascesa del greggio hanno però in gran parte contribuito la domanda crescente ed in particolare il conflitto in corso in Medio Oriente, considerato ad alto rischio di escalation.
Il balzo dei prezzi è stato poi innescato dalla pubblicazione dei dati sulle scorte di petrolio degli Stati Uniti da parte dell'Energy Information Administration (EIA), che hanno mostrato una diminuzione di 3,7 milioni di barili, toccando quota 429,3 milioni per la settimana conclusasi il 2 agosto. Questo calo è stato significativamente più alto delle previsioni degli analisti, poiché la riduzione segnalata ha superato quella prevista di ben 1,6 milioni di barili (e determinando per altro il sesto calo settimanale consecutivo).
Comunque sia, soffermandosi sul medio termine, è possibile che i prezzi del greggio continuino a salire a causa di un dollaro statunitense indebolito, soprattutto perché la Federal Reserve è ora ampiamente attesa per tagliare i tassi di interesse più di due volte quest'anno. Tuttavia, se si estende lo sguardo ad un orizzonte temporale più lungo, i mercati petroliferi potrebbero ritrovarsi sotto pressione, a causa della transizione energetica globale e della conseguente riduzione del loro utilizzo globale.
Una fornitura limitata causa la crescente domanda
La scorsa settimana i prezzi del petrolio sono crollati ai livelli più bassi da febbraio, trascinati dalla turbolenza del mercato e dai timori di un’imminente recessione. Gli acquisti al ribasso, spinti dalla crescente domanda, potrebbero aver sostenuto il rimbalzo dei prezzi. In più, le scorte statunitensi sono diminuite da metà giugno, in concomitanza con la stagione estiva dei viaggi nell'emisfero settentrionale.
Non solo: anche le riserve di prodotti petroliferi nel porto di Fujairah negli Emirati Arabi Uniti sono calate del 5,9%, raggiungendo il minimo di un mese entro la settimana conclusasi il 5 agosto. Le esportazioni nella regione sono però quasi raddoppiate, secondo i dati di Fujairah. Un rapporto di S&P Global ha indicato che le spedizioni di prodotti dalla suddetta regione a Singapore sono salite a un milione di barili, dai 312.000 precedenti, nella settimana iniziata il 29 luglio.
Secondo un altro rapporto stilato dall'EIA, i tagli alla produzione dell'OPEC+ ridurranno le scorte globali di petrolio nei prossimi tre trimestri e faranno di conseguenza aumentare i prezzi del petrolio. A giugno, l'OPEC e i suoi alleati hanno concordato di estendere i tagli alla produzione di 3,66 milioni di barili al giorno fino alla fine del 2025, con ulteriori tagli volontari di 2,2 milioni di barili al giorno che si estenderanno fino a settembre di quest'anno.
L'organizzazione, che produce oltre il 37% della fornitura totale di petrolio mondiale, ha tagliato la produzione dal 2022, con una riduzione totale di 5,86 milioni di barili al giorno, che rappresentano il 5,7% della domanda globale.
Secondo Baker Hughes, il numero di piattaforme petrolifere mondiali è diminuito di 106 unità per la settimana che si è conclusa il 24 luglio rispetto a un anno fa. Gli Stati Uniti hanno registrato il calo maggiore, con 86 impianti in meno, mentre il Canada ha aumentato ne ha aumentato il numero di 8 stabilimenti in più rispetto allo stesso mese dell'anno scorso.
Crescenti conflitti in Medio Oriente
La tensione geopolitica in Medio Oriente rimane un fattore rialzista per i prezzi del petrolio, poiché qualsiasi escalation potrebbe causare un'interruzione dell'approvvigionamento. Israele prevede un attacco militare da parte dell'Iran in seguito all'assassinio di uno dei maggiori leader di Hamas, Ismail Haniyeh, avvenuto a Teheran, sollevando preoccupazioni sul fatto che le crescenti minacce possano degenerare in un conflitto regionale più ampio, coinvolgendo anche Libano, Iran e Yemen.
Proprio a proposito di Yemen, nel frattempo, le spedizioni di petrolio (e più in generale di tutte le merci) continuano a essere attaccate dal gruppo militare Houthi nel Mar Rosso, costringendo le navi portacontainer e le tankers a deviare navigando attraverso il Capo di Buona Speranza, il che richiede dai sette ai dieci giorni in più ed un consumo di carburante di gran lunga superiore a quello impiegato per la rotta più breve. Secondo un rapporto di Bloomberg, si prevede che la crisi del Mar Rosso si estenderà fino al 2025, portando a un aumento dei costi di spedizione.
Crollo delle importazioni dalla Cina e transizione green
Eppure, non tutte le notizie sono favorevoli al rally del prezzo del petrolio. La Cina, il più grande importatore di petrolio al mondo, ha visto le sue importazioni di greggio scendere a 10,01 milioni di barili al giorno a luglio, il livello più basso da settembre 2022. Questi dati suggeriscono che la Cina continua a sperimentare una domanda interna debole; dunque, la crescente domanda pare non arrivare da Pechino. Gli analisti ritengono che questo calo indichi una contrazione delle importazioni anno su anno per tutto il 2024, con aspettative che l’import cinese di greggio possa scendere di 150.000-200.000 barili al giorno.
Altro grande capitolo sfavorevole all’aumento dei prezzi del petrolio è rappresentato dalla transizione verso le energie rinnovabili, che sta contribuendo alla diminuzione della domanda di combustibili fossili. Secondo la China Passenger Car Association (CPCA), la penetrazione dei veicoli a nuova energia (NEV) nel mercato al dettaglio ha rappresentato il 51% a luglio, superando così per la prima volta la metà della quota di mercato totale.
A lungo termine, i mercati petroliferi (e le stesse compagnie di tale settore) potrebbero essere sotto pressione a causa della transizione energetica globale e della diminuzione della produzione. Una svolta però potrebbe arrivare dalla ricerca e dalla successiva immissione in commercio di combustibili “puliti”, ossia dei tanto famigerati biocarburanti. Al momento attuale, questa pare essere la strada più facilmente percorribile verso un mondo più green, visti gli enormi problemi dell’elettrico e il ritardo nelle conoscenze e nell’impiego dell’idrogeno come fonte alternativa di energia pulita.
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