L’economia tedesca resta la più in difficoltà d’Europa

L’economia tedesca resta la più in difficoltà d’Europa

Le economie di Francia e Germania sono le peggiori in Europa, mentre quella del Regno Unito è considerata in maniera moderatamente positiva. Per contro, Spagna e Italia stanno riscontrando segnali nettamente più incoraggianti.

Le aziende europee si trovano ad affrontare un contesto imprenditoriale sempre più difficile, a causa dell’impennata dell’inflazione e dei costi di finanziamento elevati, con i tassi di interesse che permangono ancora alti. Dunque, molte imprese di diversi settori hanno dovuto interrompere o rinviare i progetti di espansione commerciale, a causa del costo del debito che, nel corso dell’ultimo anno, è rapidamente diventato pressoché insostenibile. Ciò ha avuto un impatto anche sugli investimenti di capitale e sulle assunzioni.

Dal lato dei consumatori, la crescente inflazione ha causato un aumento dei prezzi di una ampia varietà di beni di prima necessità e di servizi necessari. L’incremento dei tassi ha anche fatto lievitare il costo dei mutui, lasciando le persone con meno reddito disponibile.

L’ultimo Weil European Distress Index di aprile 2024, che ha analizzato 3.750 società quotate europee, ha rivelato diversi spunti chiave nel settore delle difficoltà aziendali del continente.

Weil prende in considerazione 16 indicatori, tra liquidità, redditività, rischio, valutazione, investimenti e mercati finanziari per misurare i livelli di criticità delle aziende. L’analisi prende in esame cinque mercati: Total Europe, Regno Unito, Germania, Francia e Spagna-Italia.

Si esaminano aziende di 10 settori, tra cui vendita al dettaglio e beni di consumo, industria, sanità, servizi finanziari, petrolio e gas e altro ancora.

Il rapporto del 2024 afferma: "Il malessere aziendale può essere definito come incertezza sul valore fondamentale delle attività finanziarie, volatilità e aumento del rischio percepito. Si riferisce anche all'interruzione del normale funzionamento della performance finanziaria, inclusa la capacità di onorare i propri debiti".

In particolare, è emerso esserci una maggiore vulnerabilità nei settori ad alto indebitamento e ad ingente intensità di capitale. In aggiunta, le aziende più piccole sono risultate notevolmente più esposte ai continui aumenti dei tassi di interesse, nonché a rating di credito più bassi, con conseguenti maggiori difficoltà e con l’instaurarsi di un negativo circolo vizioso (rating più basso determina una superiore difficoltà ad accedere ai finanziamenti). Anche settori come quello industriale, sanitario, commerciale e immobiliare sono parsi finanziariamente critici.

La Germania è stato il mercato più in difficoltà in Europa, al contrario di altre importanti economie come quella spagnola e la nostrana, che sembrano in ripresa.

Neil Devaney, partner e co-responsabile dello studio Weil London Restructuring, ha dichiarato in un comunicato stampa: "Il panorama delle difficoltà aziendali in Europa si sta evolvendo. Sebbene la geografia e il settore continuino a essere fattori importanti nella valutazione delle prospettive finanziarie delle aziende, stiamo vedendo come la dimensione delle imprese abbia un impatto molto significativo sui livelli di difficoltà”.

E continua: "Sembra esserci una crescente disparità tra le piccole e le grandi imprese, con le aziende più piccole che sono state colpite più duramente dall'aumento dei tassi di interesse e dalle sfide di accesso alla liquidità. Quelle sull'orlo del rifinanziamento avvertono questo fenomeno più acutamente. Mentre le aziende più grandi si trovano ad affrontare le stesse condizioni di mercato, tendono a beneficiare di opzioni di finanziamento più diversificate e di maggiori riserve di liquidità, garantita loro da una maggiore flessibilità degli istituti di credito, al fine di gestire le proprie strutture di capitale."

Quali sono i settori europei più in difficoltà?

Anche Andrew Wilkinson, senior partner europeo per la ristrutturazione e co-responsabile della divisione Weil London Restructuring, ha affermato nel comunicato stampa: "Mentre alcuni settori mostrano segnali di ripresa, i livelli di sofferenza rimangono relativamente elevati. Con gli attuali indicatori macroeconomici che presentano un quadro più sfumato rispetto alle previsioni precedenti, possiamo aspettarci che le imprese ad alta intensità di capitale e con un elevato indebitamento continuino a sentire la pressione. Coloro che operano nei settori industriale, commerciale e immobiliare stanno sopportando il peso maggiore di queste pressioni. Le aziende in grado di adeguare le proprie strategie di investimento di capitale riusciranno meglio a resistere alla tempesta."

Il settore immobiliare è in effetti quello che sta attraversando le maggiori difficoltà in tutto il continente, principalmente a causa del calo dei valori degli immobili e dei problemi dovuti al rifinanziamento. In aggiunta, le aziende immobiliari sempre più gravate dai debiti faticano a onorare il proprio passivo, lasciando poco capitale disponibile per nuovi investimenti o progetti in corso.

Il settore industriale, d’altro canto, ha visto di recente aumentare le controversie rispetto all’ultimo trimestre, principalmente a causa del continuo caos nella catena di approvvigionamento causato dagli attacchi Houthi nel Mar Rosso. Ciò ha portato diverse navi a dover viaggiare intorno al continente africano, aggiungendo così tempi e ritardi considerevoli ai viaggi.

Questo ha condotto diverse aziende europee a interrompere la produzione di determinati beni, a causa della mancanza di parti fondamentali e di materia prima. All’interno di questo specifico settore, quello tedesco risulta in particolare sofferenza, perché l’economia tedesca, giudicata fino a poche settimane fa sull’orlo di una recessione che per il momento sembra essere scongiurata, è vista comunque come il malato d’Europa, a causa delle notevoli difficoltà di ripresa.

Allo stesso modo, anche il settore dei consumi e della vendita al dettaglio sono rimasti considerevolmente indietro, poiché le famiglie hanno ridotto i consumi, a causa dell’aumento del costo della vita e dei mutui (così come pure degli affitti).

Infine, da analisi macroeconomiche emerge anche che tra i più giovani si sta assistendo da una preoccupante tendenza all’indebitamento, con tutte le potenziali ripercussioni nel medio-lungo periodo.

In conclusione, la Germania che è stata da sempre considerata la “locomotiva d’Europa”, necessita ora più che mai di essere trainata a rimorchio, pur facendosi forza del suo contenuto debito pubblico.

Disclaimer: Il presente articolo ha un puro scopo informativo e non costituisce raccomandazione di investimento. Tutti i diritti riservati.

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