L’inflazione nel Regno Unito è scesa al 2,3% nell’aprile 2024, il livello più basso da luglio 2021, in calo rispetto al 3,2% di marzo, ma non ha raggiunto il previsto calo al 2,1% prospettato dagli economisti. L’inflazione core, esclusi energia, alimentari, alcol e tabacco, è aumentata del 3,9% su base annua, al di sopra delle aspettative. Ciò ha sollevato interrogativi circa la probabilità di un imminente taglio dei tassi di interesse da parte della Banca d’Inghilterra, facendo apparire incerto quello che fino a pochi giorni fa sembrava scontato.
L’indice dei prezzi al consumo è infatti incrementato del 2,3% nell’aprile 2024 rispetto a un anno prima, in riduzione al 3,2% di marzo. Tuttavia, secondo i dati diffusi mercoledì dall’Ufficio per le statistiche nazionali, questo calo non è riuscito ad adeguarsi a quello prospettato al 2,1%.
La riduzione del tasso di inflazione annuo nell’aprile 2024 è dovuta principalmente alle variazioni dei prezzi nel settore dell’edilizia abitativa e dei servizi domestici, in particolare del gas e dell’elettricità. Questa variazione è stata influenzata dall’abbassamento del tetto massimo del prezzo dell’energia da parte dell’Ufficio per i mercati del gas e dell’energia elettrica (Ofgem) nell’aprile 2024.
I prezzi del settore dei servizi sono rimasti più alti
Piccoli contributi al rialzo, parzialmente compensati, sono arrivati dai settori della ristorazione, degli alberghi nonché di beni e servizi vari.
Su base mensile, l’inflazione complessiva è aumentata dello 0,3% nell’aprile 2024, in rallentamento rispetto all’incremento dello 0,6% osservato a marzo 2024 ma leggermente al di sopra dell’aumento previsto dello 0,2%. I maggiori contributi al ribasso alla variazione mensile sono venuti dal calo dei prezzi del gas e dell’elettricità, mentre i prezzi dei carburanti, che sono aumentati quest’anno rispetto alla diminuzione dello scorso anno, hanno fornito il maggiore contributo al rialzo pur parzialmente compensato.
L’inflazione core, che esclude energia, cibo, alcol e tabacco, è aumentata del 3,9% su base annua nell’aprile 2024, in calo rispetto al 4,2% di marzo ma superiore al 3,6% previsto dagli economisti. Il risultato segna il tasso di inflazione core annuale più basso da ottobre 2021.
Su base mensile, l'inflazione core è aumentata ad un ritmo dello 0,9%, in accelerazione rispetto allo 0,6% registrato a marzo e al di sopra dello 0,7% previsto. Si tratta del tasso di inflazione core mensile più alto da aprile 2023.
L’Ufficio per le statistiche nazionali ha anche riferito sull’inflazione alla produzione, mostrando un calo dell’1,6% nell’aprile 2024 rispetto a un anno prima per l’indice principale, che era inferiore al previsto calo dell’1,2%. Si tratta dell’undicesimo mese consecutivo di tassi annuali negativi, sebbene sia il più alto da maggio 2023. I maggiori contributi al ribasso sono arrivati dagli input di prodotti chimici e carburanti, con i prezzi dei carburanti in calo del 13,4% nell’anno fino ad aprile 2024, il tasso più basso da aprile 2010.
Eppure, su base mensile, i prezzi alla produzione sono aumentati dello 0,6%, rispetto allo 0,2% di marzo e al di sopra dello 0,4% previsto. Ciò rappresenta il tasso di inflazione mensile della produzione più alto dall’agosto 2023.
Reazioni del mercato
Dopo la pubblicazione dei dati sull'inflazione, la sterlina è salita, con il tasso di cambio GBP/USD in rialzo dello 0,3% a 1,2750 alle 08:20 ora dell'Europa centrale, raggiungendo il livello più alto in più di due mesi. Nel mercato obbligazionario, i rendimenti dei Gilt a breve termine sono aumentati leggermente, con il rendimento a 2 anni in rialzo di 2 punti base al 4,32%, mentre il rendimento a 10 anni è rimasto stabile al 4,14%.
Questi movimenti di mercato suggeriscono che gli investitori stanno leggermente modificando le loro aspettative riguardo ad un potenziale taglio dei tassi da parte della Banca d’Inghilterra nel corso di quest’estate. Prima della pubblicazione dei dati sull’inflazione, agosto era considerato il mese più probabile per il primo taglio dei tassi da parte della BoE. Nel complesso, il mercato scontava 50 punti base di tagli dei tassi da parte della BoE entro la fine dell’anno.
Anche il Fondo monetario internazionale (FMI) ha sottolineato questa settimana che prevede ulteriori tagli dei tassi della BoE di 100 punti base, ma nel 2025.
La sfida al fenomeno inflattivo è dunque tutt’altro che risolta: dall’Inghilterra al resto dell’Europa sino a giungere negli Stati Uniti, il percorso sembra essere ancora lungo – pur conservando differenze tra una zona economica e l’altra – e lascia ancora spazio ad incertezze più o meno pronunciate in merito ad eventuali tagli dei tassi da parte delle differenti banche centrali.
Chiudiamo con una riflessione: sarebbe molto più appropriato se i banchieri assumessero posizioni decisionali al fine di guidare l’economia, cioè senza limitarsi ad adeguare le proprie scelte sulla base dei risultati (passati) mostrati dai principali indicatori statistici.
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