Nella giornata di ieri la Commissione Europea si è espressa effettuando le consuete previsioni economiche di primavera, che sono parse parzialmente ottimistiche, almeno per il nostro Paese. Da sottolineare subito che l’esecutivo comunitario punta su una ripresa graduale dell’attività dell’economia, dopo un 2023 che si è rivelato particolarmente debole. Tuttavia, per quanto riguarda il debito pubblico italiano, pur configurandosi un miglioramento della situazione, è destinato nuovamente ad aumentare, mentre dovrebbe proseguire il calo in altri due paesi particolarmente indebitati, la Grecia e il Portogallo.
«L’economia ha registrato una netta ripresa nel primo trimestre, a conferma che abbiamo voltato pagina dopo un periodo molto impegnativo – ha annunciato il commissario agli affari economici Paolo Gentiloni –. Prevediamo una graduale accelerazione della crescita nel corso di quest’anno e del prossimo, poiché i consumi privati sono sostenuti dal calo dell’inflazione, dalla ripresa del potere d’acquisto e dalla continua crescita dell’occupazione».
Pil atteso +0,8% nel 2024 nella zona euro
Secondo la Commissione europea il prodotto interno lordo della zona euro dovrebbe crescere dello 0,8% nel 2024 e dell’1,4% nel 2025, rispetto allo 0,4% dell’anno scorso. Rispetto alle stime di febbraio, non si osservano variazioni di rilievo e l’Italia continua a essere segnata da una crescita debole. Ad ogni modo, sempre in accordo all’esecutivo comunitario, l’economia dovrebbe crescere dello 0,9% quest’anno e dell’1,1% l’anno prossimo.
Sul fronte dei prezzi al consumo, si osserva un calo dell’inflazione: dal picco dell’ottobre del 2022, quando si attestava al 10,6% annuo, in aprile era intorno al 2,4%. «L’inflazione – si legge nel report dell’esecutivo comunitario - dovrebbe continuare a diminuire e raggiungerà l’obiettivo leggermente prima nel 2025 rispetto alle previsioni d’inverno», pubblicate in febbraio. In Italia l’inflazione sarà dell’1,6 nel 2024 e dell’1,9% nel 2025.
Il fronte delle finanze pubbliche
Purtroppo, la situazione è meno favorevole sul fronte delle finanze pubbliche. «I disavanzi pubblici – ha spiegato il commissario Gentiloni - dovrebbero diminuire a seguito del ritiro di quasi tutte le misure di sostegno all’energia, ma il debito pubblico è destinato ad aumentare leggermente l’anno prossimo, evidenziando la necessità di un consolidamento di bilancio». In Italia il debito pubblico tornerà a salire: dal 137,3% del PIL nel 2023, al 138,6% nel 2024, al 141,7% nel 2025. Tuttavia, si prevede una sua iniziale riduzione a partire dal 2027.
Ciò che ha senz’altro gravato maggiormente sul forte incremento del debito pubblico italiano nell’ultimo periodo risulta derivare dai notevoli crediti fiscali legati ai lavori edilizi, rientranti nella misura del Superbonus. Da dire che i tentativi “disperati” del Governo Meloni ed in particolare del Ministro Giorgetti di cancellare tale norma addirittura in maniera retroattiva, ancora non sono stati conteggiati nelle stime dell’UE sulle finanze italiane, poiché ancora devono essere contabilizzate in precisamente. È verosimile infatti che a Settembre, in occasione della pubblicazione pluriennale da parte degli esecutivi dei Paesi dell’Unione in materia di regole di bilancio, tali manovre correttive vengano (finalmente) tenute da conto, potendo modificare così le previsioni non troppo rosee per l’Italia. Questo spiega il perché dell’insistenza del Ministro Giorgetti ad esortare tutta la classe politica a uno sforzo di risanamento dei conti.
Particolarmente preoccupanti i dati italiani sul debito pubblico
Come accennato qualche riga sopra, il commissario Gentiloni ha puntualizzato che le stime comunitarie non considerano le previste privatizzazioni del governo Meloni: «Mancano i dettagli». Tuttavia, i dati italiani odierni sul versante del debito sono piuttosto preoccupanti, tanto più che in altri paesi, altrettanto in difficoltà in quest’ultimo decennio, la situazione è meno grave. Basti pensare che in Grecia, il debito pubblico è stimato in calo dal 161,9% del Pil nel 2023 al 149,3% del Pil nel 2025; in Portogallo, il saldo passerà al 99,1% del PIL l’anno scorso al 91,5% del Pil l’anno prossimo.
«L’incertezza e i rischi negativi per le prospettive economiche – conclude la nota di Bruxelles - sono ulteriormente aumentati negli ultimi mesi, soprattutto a causa dell’evoluzione della prolungata guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e del conflitto in Medio Oriente. La persistenza dell’inflazione negli Stati Uniti potrebbe portare a ulteriori ritardi nei tagli dei tassi negli Stati Uniti e non solo, con un conseguente inasprimento delle condizioni finanziarie globali».
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