La BCE è cauta sui potenziali tagli dei tassi, sottolineando la flessibilità in vista della riunione del 12 settembre. I decisori politici sottolineano l'incertezza nelle prospettive economiche e la necessità di decisioni politiche basate sui dati.
La Banca centrale europea (BCE) sta procedendo dunque con particolare riguardo su eventuali ulteriori riduzioni del costo del denaro, scegliendo di affrontare il meeting di settembre con una mente aperta, guidata da un'ampia valutazione degli imminenti report economici.
In sostanza, non si dovrebbe dare per scontato che un taglio dei tassi verrà effettuato alla riunione di politica monetaria del 12 settembre a Francoforte, creando così un netto contrasto con le aspettative del mercato, che invece prevedono abbondantemente una riduzione dei tassi il mese prossimo.
Questa posizione cauta è dettagliata nel resoconto recentemente pubblicato della riunione di politica monetaria della BCE tenutasi il 17-18 luglio 2024.
Il documento riflette un senso di prudenza tra i membri del Consiglio direttivo, che sono dubbiosi nell'assumere impegni prematuri su una specifica traiettoria predefinita. "Non dovrebbe esserci alcun impegno preventivo per un particolare percorso di tasso, data l'incertezza che circonda il ritmo con cui l'inflazione tornerà al target", si legge nel resoconto.
Ciò riflette il consenso del Consiglio direttivo sul fatto che la flessibilità sia fondamentale nell'attuale contesto economico, perché appunto il percorso inflazionistico rimane incerto.
Il resoconto della BCE rivela anche che un approccio cauto consentirebbe a Francoforte di rispondere in modo più graduale se l'inflazione si dimostrasse più persistente di quanto attualmente previsto.
"Il Consiglio direttivo potrebbe permettersi di essere paziente e attendere ulteriori dati per confermare che la disinflazione era effettivamente sulla buona strada", aggiunge il documento.
I membri hanno indicato che la riunione di settembre è vista come un momento opportuno per rivalutare il livello di restrizione della politica monetaria, ma mentre la dipendenza dai dati rimane fondamentale, non dovrebbe tradursi in un'eccessiva enfasi sui singoli valori.
Resilienza dell'inflazione dei servizi e preoccupazioni sulla stagflazione
I dati più recenti hanno evidenziato che l'inflazione è stata più resiliente del previsto, anche se gli indicatori dell'attività economica hanno avuto prestazioni inferiori alle aspettative. I membri hanno osservato anche che "le prospettive a breve termine sono diventate in un certo senso più 'stagflazionistiche'", con rischi di crescita orientati al ribasso.
I componenti hanno in aggiunta sottolineato che le prospettive a breve termine per la crescita si sono deteriorate, come dimostrato sia dai dati soft che da quelli hard, compresi i deboli indicatori PMI manifatturieri. L'economia rimane sbilanciata, con la ripresa trainata prevalentemente dal settore dei servizi.
Nonostante queste sfide, il mercato del lavoro continua a mostrare resilienza. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 6,4% a maggio, il più basso dall'inizio dell'euro, rafforzando le aspettative che un atterraggio morbido per l'economia potrebbe essere nelle carte previsionali.
L'incertezza politica continua a pesare sulle decisioni
Anche la politica fiscale è emersa come un punto di preoccupazione, con i decisori politici diffidenti sul fatto che l'incertezza politica e i cambiamenti nei governi in tutta la zona euro potrebbero portare a un consolidamento fiscale inferiore a quanto previsto in precedenza.
Si prevede che l'inflazione si aggirerà intorno ai livelli attuali per il resto dell'anno, in parte a causa degli effetti base correlati ai prezzi dell'energia, prima di scendere gradualmente verso l'obiettivo nella seconda metà del prossimo anno e stabilizzarsi intorno al 2% entro il 2026.
Il Consiglio direttivo ha sottolineato la persistenza dell'inflazione specialmente nel settore dei servizi, rimasta ostinatamente alta, oscillando intorno al 4% dalla fine del 2023. I rischi al rialzo per eventuali futuri rialzi persistono, soprattutto se salari o profitti aumentano più del previsto o se le tensioni geopolitiche spingono i prezzi dell'energia verso l'alto.
Alla luce di questi fattori, i membri hanno concluso che è giustificata una risposta politica cauta poiché l'inflazione si ritira solo gradualmente. La continua forza della domanda di servizi e dei profitti suggerisce che la trasmissione della politica monetaria ai settori più inflazionistici dell'economia rimane limitata, rendendo necessario un approccio misurato da parte della BCE.
Reazioni del mercato
L'euro è rimasto stabile rispetto al dollaro dopo la pubblicazione del resoconto della BCE. La moneta unica è stata scambiata a 1,1130 contro il biglietto verde alle 14:00 CET, vicino al massimo di 13 mesi raggiunto durante la sessione di mercoledì, che ha segnato il quarto giorno consecutivo di guadagni.
La settimana per le azioni della zona euro è stata piuttosto positiva e sostanzialmente tranquilla, con l'indice Euro Stoxx 50 che ha chiuso in aumento dell’1,47%, lo spagnolo IBEX 35 che ha sovraperformato, salendo con un +2,82%, mentre sia il DAX che il CAC 40 hanno guadagnato poco meno, intorno allo 0,7%. Il FTSE MIB nostrano è incrementato dell’1,81%.
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