Per il quinto anno consecutivo, la Francia ha surclassato Germania e Regno Unito diventando il polo degli investimenti esteri in Europa. Infatti, secondo un nuovo sondaggio sull’attrattività esercitata in materia di finanziamenti privati e pubblicato da Ernst & Young (EY), lo scorso anno le risorse economiche estere sono state utilizzate per finanziare ben 1.194 progetti siti nel Paese d’Oltralpe. Questo dato rappresenta un calo annuo del 5%, ma consente comunque alla Francia di superare i suoi principali competitor europei.
Lo scorso anno i progetti di investimento sono diminuiti del 4% in tutta Europa, con Regno Unito e Germania che hanno registrato cali rispettivamente del 6% e del 12%. Nel 2023 il Regno Unito ha ospitato 985 progetti finanziati da investimenti diretti esteri (IDE), mentre la Germania ne ha registrati un totale di 733. I tre grandi paesi – Francia, Germania e Regno Unito – hanno attirato oltre il 51% degli investimenti diretti esteri nel continente.
Perché la Francia è una calamita per gli investimenti?
"I recenti risultati della Francia sono in gran parte il risultato di successive ondate di riforme, che hanno subito un'accelerazione negli ultimi dieci anni", si legge nel rapporto di EY.
Tra le altre norme, si segnalano in particolare le modifiche alla legislazione sul lavoro e l’introduzione della legge PACTE nel 2019, progettata per facilitare la creazione di società in Francia. Le competenze, le infrastrutture e il mercato sono il fondamento dell'attrattività della Francia", ha aggiunto EY.
"Nonostante le critiche rivolte alla complessità del sistema amministrativo, il contesto giuridico e normativo francese non rappresenta più un grosso handicap."
Quando il presidente francese Emmanuel Macron è entrato in carica nel 2017, uno dei suoi principali impegni è stato quello di rivitalizzare l’economia del paese attraverso iniziative a favore delle imprese. Sette anni dopo, i risultati del rapporto EY sono stati celebrati dal governo francese.
Il ministro delle Finanze Bruno Le Maire ha twittato: "Siamo determinati a continuare su questa strada con importanti progetti economici futuri come la semplificazione dei processi aziendali, la riforma dei sussidi di disoccupazione e iniziative per aumentare l'attrattiva finanziaria di Parigi".
La Francia ed il mantenimento del suo titolo
Nonostante il successo della Francia, ciò non significa che non ci siano sfidanti per la corona degli IDE. In effetti, subito dopo l'Eliseo arriva il Regno Unito, con Londra nominata la principale città europea per investimenti esteri, nonostante il fatto che il Paese nel suo insieme sia in ritardo rispetto a quello francese.
"Sebbene anche la Francia abbia indubbiamente beneficiato delle temute conseguenze della Brexit e delle difficoltà della Germania, non c'è nulla che suggerisca che potrà fare affidamento sulla procrastinazione dei suoi principali concorrenti negli anni a venire", ha affermato EY.
Nel 2022, l’instabilità politica nel Regno Unito ha portato a un calo del 6% degli investimenti diretti esteri; questo nonostante l’attrattività dei vantaggiosi sistemi fiscali della nazione britannica e la resilienza di Londra come polo finanziario e tecnologico.
I dati dello scorso anno mostrano segnali di miglioramento, anche se il numero di progetti nel Regno Unito rimane significativamente al di sotto dei livelli pre-Brexit.
I rivali negli investimenti arrivano anche da oltre Atlantico
L’anno scorso, il numero di progetti europei finanziati con denaro statunitense è stato di 1.058, ovvero un calo del 15% su base annua – e un calo del 29% rispetto al 2019.
EY ha sostenuto che questo era "senza dubbio" il risultato dell'Inflation Reduction Act, una politica che ha creato una serie di incentivi fiscali per i progetti negli Stati Uniti.
La vittoria della Francia dovrebbe essere ugualmente qualificata affermando che molti dei suoi progetti di investimenti diretti esteri sono estensioni di iniziative esistenti. Per l’appunto l’anno scorso, il 36% dei progetti che utilizzano finanziamenti esteri in Francia sono stati avviati da zero. Tale dato è paragonato al 75% nel Regno Unito e al 77% in Germania.
Per finire, ecco alcuni parametri per l’Italia: sempre secondo il rapporto di EY, il nostro Paese si è classificato al nono posto con soli 214 IDE finanziati nel corso del 2023. Probabilmente la tassazione elevata, il garantismo degno di nota e la burocrazia macchinosa giocano un ruolo sfavorevole per gli investitori stranieri, che vedono in questi aspetti dei notevoli campanelli d’allarme. Del resto si sa, spesso all’estero la nostra nazione è vista come un luogo ideale per passare delle belle vacanze, grazie a splendidi paesaggi, al clima mite e all’ottimo cibo; il discorso purtroppo cambia quando si tratta di attrarre capitali dall’esterno, ed è un vero peccato considerando le potenzialità tricolori.
La speranza è che qualcosa possa cambiare.
Disclaimer: Il presente articolo ha un puro scopo informativo e non costituisce raccomandazione di investimento. Tutti i diritti riservati.