L'attività del settore privato dell'Eurozona cala a luglio: la ripresa è già finita?

L'attività del settore privato dell'Eurozona cala a luglio: la ripresa è già finita?

L'attività del settore privato dell'Eurozona è calata più del previsto a luglio, toccando il minimo di cinque mesi. Il Purchase Managers’ Index (PMI) composito è sceso infatti da 50,9 di giugno a 50,1 di quest’ultima rilevazione, segnalando un momento di quasi stagnazione e sollevando preoccupazioni sulla forza dello slancio della ripresa per la seconda metà dell’anno. Da precisare che ci aspettava un risultato pari a 51.

Comunque sia, questo calo è attribuito a un rallentamento della crescita dei servizi e al peggioramento della contrazione nel settore manifatturiero. Il PMI dei servizi è sceso da 52,8 a 51,9, un minimo di quattro mesi, mancando le aspettative di un aumento a 53. Il PMI manifatturiero è sceso leggermente da 45,8 a 45,6, contrariamente alle previsioni di un aumento a 46,1, segnando il punto più basso per la produzione da dicembre 2023.

La pressoché situazione di stagnazione dell'attività commerciale si è riflessa nell'indebolimento della domanda. I nuovi ordini sono diminuiti per il secondo mese consecutivo e la fiducia delle aziende ha raggiunto il minimo di sei mesi, portando le attività commerciali a sospendere le iniziative di assunzione avviate all'inizio dell'anno.

L'inflazione dei costi di input è accelerata, ma la domanda debole ha fatto sì che le aziende aumentassero i prezzi di vendita più lentamente, con un ritmo minimo dall’ ottobre scorso.

Il dott. Cyrus de la Rubia, economista capo presso la Hamburg Commercial Bank, ha commentato: "È questa la calma estiva? Sembra un po' così, dato che l'economia dell'Eurozona si è mossa a malapena a luglio. Secondo i dati statistici, i fornitori di servizi francesi hanno aumentato la loro attività commerciale a luglio a causa della preparazione per i Giochi olimpici. Al contrario, la domanda nel settore manifatturiero tedesco sembra aver trascinato verso il basso la produzione complessiva del settore privato".

De la Rubia ha suggerito che la crescita lenta potrebbe rafforzare le argomentazioni per un taglio dei tassi da parte della Banca centrale europea (BCE) a settembre.

Le difficoltà economiche colpiscono la Germania, mentre i Giochi olimpici salvano la Francia

Germania e Francia, le due maggiori economie della zona euro, hanno continuato a sottoperformare la rispetto al resto dell’UE, sebbene con notevoli differenze.

Il PMI composito della Germania è sceso a 48,7 a luglio da 50,4 a giugno, il più basso da marzo e al di sotto del 50,7 previsto. La crescita dei servizi ha rallentato, con il PMI sceso da 53,1 a 52 mentre il manifatturiero è sceso da 43,5 a 42,6, segnando il 24° mese consecutivo di contrazione per il settore.

"Sembra un problema serio. L'economia tedesca è tornata in territorio di contrazione, trascinata verso il basso da un crollo ripido e drammatico della produzione manifatturiera", ha affermato de la Rubia.

"L'elefante nella stanza sono i vari problemi strutturali. Il fattore più significativo che ha un impatto sul settore manifatturiero tedesco è la crescente perdita di quote di mercato globali dei produttori tedeschi di automobili e macchinari a favore dei concorrenti in Cina. Sfortunatamente, questo problema è destinato a durare", ha aggiunto.

Sul versante francese invece la situazione sembra essere più favorevole, con il PMI composito della Francia migliorato leggermente da 48,8 a 49,5, indicando quindi una contrazione meno grave. Il miglioramento è stato guidato dai servizi, che sono tornati a crescere con il relativo PMI in aumento da 49,6 a 50,7, sostenuto dai preparativi per le Olimpiadi.

Norman Liebke, economista presso la Hamburg Commercial Bank, ha osservato: "Le Olimpiadi stanno alimentando l'economia francese. L'attività commerciale è incrementata per i fornitori di servizi francesi per la prima volta in tre mesi. Secondo prove aneddotiche, ciò è dovuto in parte ai Giochi Olimpici. Infatti, le aziende hanno segnalato una maggiore produzione anche a causa della fine del periodo elettorale, il che ha portato a una maggiore stabilità politica".

Dunque, mentre la Francia sembra pronta per una ripresa nella seconda metà dell'anno guidata dal settore dei servizi, l'inflazione rimane tuttavia una sfida. I costi più elevati delle materie prime hanno fatto salire l’onerosità degli input (ossia degli esborsi che ogni azienda deve sostenere per funzionare normalmente), portando al più rapido aumento dei prezzi al dettaglio registrato in tre mesi. Bisognerà pertanto valutare se ciò condurrà ad una futura contrazione del volume delle vendite.

Reazioni del mercato

Dopo essere sceso dello 0,3% martedì, l'euro ha continuato a perdere terreno mercoledì mattina, con il tasso di cambio euro-dollaro in calo dello 0,2% a 1,0830.

L'euro si è indebolito anche nei confronti dello yen giapponese, scendendo dello 0,7%, segnando la quarta sessione negativa consecutiva per la coppia euro-yen.

I rendimenti dei titoli di Stato della zona euro sono diminuiti in generale, con movimenti significativi nelle scadenze più brevi, riflettendo le crescenti aspettative degli investitori di tagli dei tassi da parte della Banca centrale europea. In Germania, il rendimento a 2 anni è sceso di 5 punti base al 2,72%, dirigendosi verso il suo minimo da metà febbraio 2024. I rendimenti dei Bund sono scesi di 4 punti base al 2,42%.

Le azioni dell'Eurozona sono state pesantemente colpite, con l'indice più ampio Euro STOXX 50 in calo dell'1%. Il CAC 40 francese è stato il peggiore tra gli stati membri, in calo dell'1,7%, guidato dalle perdite significative dei giganti del lusso LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton, Kering e Hermes International, che sono scesi rispettivamente del 5%, del 3,3% e del 2%.

Il DAX tedesco è diminuito dell'1%, con la Deutsche Bank che è crollata di oltre il 6% dopo che la banca ha avvertito della continua pressione derivante dalla sua esposizione al settore immobiliare commerciale.

In realtà, scenari negativi sono stati osservati anche negli Stati Uniti, dove il Dow Jones, il Nasdaq e lo S&P500 hanno subito flessioni negative (per quest’ultimo addirittura si è toccato lo scenario peggiore dal 2022).

In conclusione, prese di profitto speculative, un rally azionario durato tanto (e che ha condotto ai massimi storici mai raggiunti prima), rotazione settoriale, incertezze geopolitiche ed economia reale non brillante, potrebbero decretare la fine di un momento idilliaco per le borse globali.

Disclaimer: Il presente articolo ha un puro scopo informativo e non costituisce raccomandazione di investimento. Tutti i diritti riservati.

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