Le azioni europee calano trascinate dai PMI rivisti al ribasso

Le azioni europee calano trascinate dai PMI rivisti al ribasso

I titoli europei sono scesi durante la sessione di mercoledì sperimentando un deciso sentiment di avversione al rischio, dopo una svendita guidata dai semiconduttori a Wall Street ed in particolare da Nvidia, che si è contratta del 9,5% mandando in fumo circa 280 miliardi di $ (252 miliardi di €) di capitalizzazione di mercato. Inoltre, i dati economici più deboli del previsto, su tutti i declassamenti dei PMI manifattura e servizi dell'Eurozona, hanno ulteriormente pesato sul morale degli investitori.

Il risultato è stato che l'indice Euro Stoxx 50 ha lasciato sul terreno un ulteriore 1,26% (alle 16:30 ora italiana), dopo un calo dell'1,2% il giorno precedente.

L'indice AEX di Amsterdam è stato il peggiore a livello del Vecchio Continente, in abbassamento dell'1,4%, principalmente a causa di una forte contrazione del 5% delle azioni ASML Holding NV, che di fatto ha segnato la peggiore sessione della società dall'inizio di agosto. In aggiunta, la banca svizzera UBS ha declassato il produttore di chip olandese da Buy a Neutral, tagliando l'obiettivo di prezzo a 900€ per azione, in riduzione dai precedenti 1.050€, tra le notevoli preoccupazioni per la crescita futura.

Infatti, l'intensità della litografia dell'azienda sta raggiungendo un plateau sia nei segmenti logici che di memoria, con la domanda di intelligenza artificiale che si sta dimostrando insufficiente per compensare questa tendenza, spiega l'analista Francois-Xavier Bouvignies in una nota di ricerca agli investitori.

Non se la passano bene nemmeno gli altri principali indici azionari europei: le perdite dei benchmark nazionali si sono estese in Spagna, Francia, Germania e Italia, ad una media di circa lo 0,7% ciascuno.

Su tutti, i giganti del lusso LVMH e Kering sono stati tra i peggiori performer in Francia, con azioni in calo rispettivamente del 2,6% e del 2%. Come accade spesso, i rendimenti dei titoli di Stato dell'Eurozona si sono conseguentemente allentati, poiché gli investitori hanno adottato una posizione difensiva a causa del deterioramento del quadro complessivo.

I dati economici pesano sul sentiment

Sul fronte macroeconomico, hanno continuato a emergere segnali di debolezza a livello globale. Basti pensare che l'attività manifatturiera statunitense si è contratta più del previsto ad agosto (l’ISM industriale permane sotto la soglia critica di 50), proprio appena prima dei dati critici sul mercato del lavoro, per i quali vi è una grande attesa e che saranno pubblicati domani.

Nel frattempo, i sondaggi privati ​​Caixin in Cina hanno segnalato un'espansione più lenta del previsto nel settore dei servizi per il mese scorso, aggiungendo preoccupazioni sulla salute della seconda economia più grande del mondo.

Arjen van Dijkhuizen, economista senior per la Cina presso ABN Amro, ha commentato: "L'economia cinese rimane bloccata a bassa velocità, con la crisi immobiliare che sta facendo calare la domanda interna e i rischi sul fronte esterno in aumento".

A complicare la situazione generale, in Europa, S&P Global ha rivisto al ribasso le sue aspettative PMI, mostrando una crescita più debole del previsto anche nel settore dei servizi.

L'indice PMI composito dell'Eurozona della Hamburg Commercial Bank (HCOB) per agosto è stato leggermente ribassato a 51, da una stima iniziale di 51,2, rispetto a 50,2 a luglio. Sebbene questo segni il sesto mese consecutivo di espansione, nuovi ordini, occupazione e fiducia generale hanno tutti mostrato segni di indebolimento.

La crescita dell'Eurozona continua, tuttavia, a fare affidamento sul settore dei servizi, che è cresciuto al ritmo più veloce in tre mesi. Per contro, il settore manifatturiero rimane in recessione, con la produzione industriale in contrazione per il 17° mese consecutivo.

La Francia è emersa come un punto luminoso ad agosto, con l'attività del settore privato che ha registrato la sua crescita più rapida da maggio 2022, grazie a un aumento dei servizi determinato dalle Olimpiadi di Parigi. La Germania, d'altro canto, ha continuato a lottare, registrando la sua seconda flessione mensile consecutiva riguardante il settore privato.

"Se questa performance mediocre nei servizi continua, potrebbe rendere più probabile una recessione economica complessiva per la Germania", ha avvertito il dott. Cyrus de la Rubia, economista capo presso la Hamburg Commercial Bank. Ha aggiunto che, mentre i servizi hanno guidato la crescita, il settore manifatturiero rimane bloccato in recessione, con condizioni in peggioramento in diversi paesi, tra cui Francia e Germania (se sei interessato ad approfondire l’argomento puoi leggere il mio articolo “La manifattura europea e le ragioni delle forti criticità”).

Le cattive notizie sono buone notizie per la politica della BCE

Ma forse, non tutto il male viene per nuocere, considerando che per la Banca centrale europea (BCE), gli ultimi dati indicativi di una economia debole potrebbero spingere Lagarde e colleghi ad abbassare ulteriormente il costo del denaro, fornendo in tal modo un po' di sollievo.

Secondo de la Rubia, pressioni sui prezzi più lente, in particolare sui salari, potrebbero alleviare le preoccupazioni sull'inflazione, consentendo alla BCE una maggiore flessibilità nelle future decisioni politiche. Per l’appunto, sebbene i sondaggi PMI abbiano mostrato un leggero aumento dei prezzi del settore dei servizi ad agosto, le pressioni sui costi complessivi sono diminuite, influenzando potenzialmente la posizione della BCE sui tassi di interesse.

Con i dati sull'inflazione di agosto che mostrano anch'essi tendenze positive, le ultime cifre di Eurostat potrebbero portare a un ulteriore taglio dei tassi nella prossima riunione del 12 settembre, secondo l'esperto. E anche Bank of America in una recente nota ha previsto un taglio dei tassi di 25 punti base, sia a settembre che a dicembre.

C’è anche chi si è spinto oltre, come l'economista della banca europea Ruben Segura-Cayuela, che ha osservato come "se l'attività dovesse rivelarsi ancora più debole (un chiaro rischio a breve termine), potrebbe essere preso in considerazione anche un taglio nell'ottobre 2024".

Nel complesso, Bank of America prevede ulteriori 125 punti base di tagli dei tassi nel 2025, con quello di riferimento per i depositi che tornerà al 2% entro settembre prossimo. Del resto, se l'inflazione continuasse a non raggiungere per tempo gli obiettivi, il percorso potrebbe allungarsi, rendendosi necessari altri due tagli nel 2026.

Disclaimer: Il presente articolo ha un puro scopo informativo e non costituisce raccomandazione di investimento. Tutti i diritti riservati.

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