Il rischio di declassamento del credito sovrano è in aumento per Francia e Belgio, poiché entrambi i paesi si trovano ad affrontare un’escalation di deficit e debiti fiscali. Gli Scope Ratings hanno sottolineato la tensione fiscale dell'Europa post-pandemia, sottolineando l'urgenza di agire al più presto.
Francia e Belgio sono sotto stretta sorveglianza delle principali agenzie di rating, con i recenti dati economici che segnalano crescenti rischi per un potenziale declassamento del rating del credito degli Stati già entro la fine dell’anno, se non verranno adottate importanti riforme.
Dopo le ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale, che indicano un progressivo peggioramento del debito francese nei prossimi anni, l’agenzia Scope Ratings ha lanciato questa settimana un'ulteriore nota cautelativa.
L'analista Alvise Lennkh-Yunus ha osservato che "i Governi più deboli, in lotta per l’attuazione di piani di economia coerenti a medio termine, stanno mettendo sotto pressione i rating di credito di alcuni Paesi dell'area euro".
Le sfide economiche post-pandemia in Europa
Secondo Scope Ratings, l’Europa si trova ad affrontare livelli di debito pubblico strutturalmente più alti dopo la crisi pandemica e quella energetica, e le disparità fiscali tra gli Stati dell’area euro si sono ulteriormente ampliate da questi eventi.
Poiché il debito pubblico della Francia è salito al 111% alla fine del 2023, si prevede che rimarrà quasi 50 punti percentuali più alto di quello della Germania entro la fine del decennio.
Ciò segna un cambiamento significativo rispetto al differenziale vicino allo zero tra il 1992, anno della firma del Trattato di Maastricht, e il 2012, al culmine della crisi dell’area euro (ricordiamo il Decreto “Salva Italia” dell’ex Presidente del Consiglio Monti).
Lennkh-Yunus ha sottolineato che questa situazione è molto importante perché diversi livelli di debito pubblico implicano diverse capacità di risposta ad eventuali shock economici futuri.
L’Europa ha ora il compito di affrontare le priorità politiche di cruciale importanza, tra cui la transizione verde, i costi sociali dovuti all’invecchiamento della popolazione, gli impegni di difesa della NATO e il sostegno all’Ucraina. Queste priorità si traducono però in maggiori esigenze di spesa e di investimenti, stimate a circa il 3-4% del PIL, che si verificano in un periodo di crescita economica che sappiamo essere modesta.
Scope Ratings prevede tassi di interesse permanentemente più elevati rispetto agli anni pre-Covid, anche se le banche centrali prevedono di allentarli a partire dalla fine dell’anno. Questo non farà altro che aumenterà il costo degli interessi dei Governi, per gli anni a venire, al fine di rimborsare quanto dovuto agli investitori.
"I pagamenti degli interessi continueranno ad aumentare poiché il debito pubblico sviluppato e venduto a tassi più bassi, prima e durante la pandemia, ora matura e viene rifinanziato a tassi più elevati. Italia, Germania, Francia e Spagna collettivamente pagheranno quasi 170 miliardi di euro in più di interessi nel 2028 rispetto al 2020”.
In sostanza, più uno Stato è indebitato, più alto è il suo rischio di credito e maggiori sono gli interessi sui prestiti ricevuti che devono essere rimborsati ai sottoscrittori, per esempio, dei Titoli Government. Questo può innescare un pericoloso circolo vizioso che tende ad autoalimentarsi.
Anche se si prevede che la proporzione tra le uscite derivanti dai pagamenti di interessi ed entrate rimarrà al di sotto dei picchi passati, gli alti tassi da rimborsare limiteranno la manovrabilità fiscale, portando i governi a tagliare le spese, aumentare le imposte o a richiedere ulteriori finanziamenti.
Il debito pubblico in Francia e Belgio: l’autocompiacimento è un rischio
I paesi con una pressione fiscale elevata, come Francia e Belgio, potrebbero essere contrari a ulteriori aumenti delle tasse. Un’alternativa potrebbe essere quella di riequilibrare le strutture fiscali, spostando la maggiore pressione con imposte sul capitale, sulla proprietà e sull’ambiente, come suggerito da Scope Ratings.
Per diverse nazioni europee, l’autocompiacimento rappresenta un rischio significativo. I governi che procrastinano sulle riforme essenziali rischiano una crisi di fiducia, rendendo potenzialmente necessarie misure di austerità ad hoc dannose per gli investimenti pubblici e la crescita (oltreché ovviamente per i cittadini).
Dato che entrambi i paesi hanno una prospettiva negativa attuale, c’è il rischio che non riconoscano pienamente i propri limiti finanziari dopo decenni di “buona reputazione” all’interno dell’UE.
La Francia deve trovare ulteriori impieghi di cassa positivi per un ammontare di circa 50 miliardi di euro – pari al 2% del Pil, per gestire un deficit di bilancio che si attestava intorno al 5,5% del Pil nel 2023 e che si prevede rimarrà al di sopra del 4% fino al 2029.
Il Belgio dal canto suo si trova ad affrontare il più grande deficit fiscale di nuova insorgenza a livello pan-europeo, con un debito pubblico che supererà il 5% del PIL nei prossimi anni, portandolo ad un incremento progressivo e posizionandolo come il terzo più alto in Europa entro il 2028, dietro solo a Grecia e Italia.
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