Riepilogo settimanale: l'incertezza spinge i mercati a ritirarsi dai massimi storici

Riepilogo settimanale: l'incertezza spinge i mercati a ritirarsi dai massimi storici

I mercati globali chiudono la settimana in ribasso a causa delle incertezze che circondano il panorama economico e politico in vista delle elezioni presidenziali statunitensi e delle elezioni generali giapponesi. Il sentimento di avversione al rischio ha plasmato le tendenze finanziarie anche a seguito dell'impennata dei prezzi dei metalli preziosi.

Sia i mercati europei che quelli statunitensi si sono quindi ritirati dai massimi storici e probabilmente con il rally ha perso slancio. L'avversione al rischio sembra aver guidato le vendite tra, come detto, preoccupazioni economiche e le imminenti elezioni presidenziali statunitensi.

I beni rifugio tra cui il dollaro statunitense, l'oro e l'argento sono saliti ulteriormente, mentre l'euro e altre valute, così come i prezzi del petrolio greggio e del rame, sono diminuiti a causa del sentimento negativo.

I rendimenti dei titoli di Stato statunitensi sono saliti al massimo di tre mesi poiché i mercati si aspettano che la Federal Reserve rallenti il ​​ritmo dei tagli dei tassi per il resto dell'anno.

Europa

I benchmark europei sono tutti in rosso per la settimana, con l'Euro Stoxx 600 in calo dello 0,86%, il DAX tedesco dell'1,09%, il CAC 40 francese dell'1,44%, il FTSE 100 britannico in perdita dell'1,06% e il nostro FTSE MIB in contrazione dell’1,22%.

A livello di settore, la maggior parte di essi ha registrato performance negative a causa del sentiment di avversione al rischio, con i titoli minerari ed energetici che sono stati i più ritardatari. Infatti, i principali minatori e produttori di petrolio, come Rio Tinto, BHP, BP e Shell, hanno continuato a scendere a causa del calo dei prezzi dei metalli industriali e del petrolio greggio.

Il FMI ha inoltre declassato le prospettive economiche dell'eurozona, citando una particolare debolezza nell'attività manifatturiera in Germania e Italia.

Tra i titoli a grande capitalizzazione, le performance sono state contrastanti. Novo Nordisk è scesa del 2,4%, mentre LVMH e ASML sono rimbalzate di quasi il 4% durante i cinque giorni, recuperando dai recenti cali. Tuttavia, entrambi i titoli sono ancora in calo del 15% e del 3% da inizio anno a causa di risultati trimestrali deludenti. Il rallentamento economico della Cina rimane una sfida primaria per queste grandi aziende europee.

Sul fronte degli utili, SAP ha riportato solidi profitti trimestrali, guidando le sue azioni a un massimo storico. I ricavi del cloud del gigante tecnologico tedesco sono aumentati del 25%, con la sua attività supportata dall'intelligenza artificiale che ha accelerato la crescita grazie agli sforzi di ristrutturazione e a un cambiamento strategico.

Nel Regno Unito, Barclays ha poi svelato solidi risultati trimestrali, con i ricavi della sua banca d'investimento in aumento del 6% anno su anno. Le sue azioni sono salite al massimo di nove mesi nelle ore pre-mercato, con l'esito positivo attribuito a una revisione strategica incentrata sulla riduzione dei costi, annunciata all'inizio del 2024.

Sul fronte valutario, l'euro si è ulteriormente indebolito rispetto al dollaro USA durante la settimana nonostante un rimbalzo giovedì. La debolezza dell'euro è dovuta all'aumento dei rendimenti dei titoli di Stato statunitensi, in contrasto con quelli in diminuzione delle principali controparti europee.

In aggiunta, i deboli dati economici hanno anche aumentato la probabilità che la BCE acceleri i suoi tagli dei tassi. Secondo Eurostat, l'attività manifatturiera della zona euro è rimasta in contrazione a ottobre, soprattutto in Francia. Nonostante un leggero miglioramento in Germania, i dati sono rimasti deboli, suggerendo sfide in corso per la crescita economica nella regione (se sei interessato puoi approfondire l’argomento leggendo il mio articolo “L'attività commerciale dell'Eurozona si contrae di nuovo a ottobre ma la Germania migliora”).

Wall Street

Anche i mercati azionari statunitensi hanno concluso la settimana in negativo, poiché i crescenti rendimenti dei titoli di Stato hanno messo sotto pressione le valutazioni azionarie.

La svendita dei titoli ha riecheggiato le tendenze del 1995, con i trader che all’epoca si aspettavano un atterraggio morbido per l'economia statunitense dopo i dati di ottobre migliori del previsto. Tuttavia, a riportare al presente ci hanno pensato le stime di S&P Global, che hanno indicato come l'attività manifatturiera statunitense potrebbe rimanere in contrazione per il quarto mese consecutivo a ottobre.

Negli ultimi cinque giorni di negoziazione, il Dow Jones Industrial Average è così diminuito del 2,08%, l'S&P 500 è sceso dello 0,93% e il Nasdaq Composite ha perso lo 0,4%.

All'interno dell'S&P 500, otto settori su undici hanno registrato cali settimanali, con perdite negli industriali e nei materiali, rispettivamente in calo del 2,15% e del 2,73%. I servizi di pubblica utilità, immobiliare e beni di consumo discrezionali sono stati gli unici settori a registrare lievi guadagni.

Tesla ha registrato utili del terzo trimestre migliori del previsto, facendo salire le sue azioni del 22% giovedì e cancellando la maggior parte delle perdite di ottobre. I ricavi automobilistici dell'azienda sono tornati a crescere dopo essere diminuiti negli ultimi due trimestri e il Cybertruck ha raggiunto la redditività per la prima volta da quando le sue consegne sono iniziate alla fine dell'anno scorso.

Asia-Pacifico

I mercati azionari nella regione Asia-Pacifico sono stati per lo più in ribasso per la settimana, riflettendo le tendenze globali.

Il benchmark giapponese Nikkei 225 è sceso di oltre il 3% prima delle elezioni generali del paese questo fine settimana. La decisione sui tassi della Banca del Giappone sarà attentamente monitorata la prossima settimana.

Anche l'ASX 200 australiano è sceso di poco meno dell'1%, in gran parte a causa della sottoperformance del settore minerario, di cui l’indice locale ne è particolarmente ricco.

Fanno meglio i mercati cinesi, che si sono stabilizzati in quanto gli investitori hanno rivalutato l'impatto delle misure di stimolo del governo, sia a livello valutario che fiscale.

Disclaimer: Il presente articolo ha un puro scopo informativo e non costituisce raccomandazione di investimento. Tutti i diritti riservati.

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