I mercati globali hanno presentato un quadro complessivamente contrastante questa settimana, dopo l’inziale tracollo di lunedì (ove si è registrata una volatilità che non si vedeva dallo scoppio della pandemia da COVID-19 e, ancor prima, dalla crisi Lehman Brothers) seguito da un forte rimbalzo nei giorni successivi, con i principali indici che si sono ripresi dai loro minimi recenti.
La naturale conseguenza è stata il comportamento degli investitori che, una volta passato il panico e attenuatosi lo stop al famigerato carry trade, hanno cercato opportunità di acquisto al ribasso, cercando di “far compere nei saldi”.
Tuttavia, la chiusura della settimana è stata piuttosto altalenante, a causa del forte calo del 5 agosto. Nel complesso, sebbene il sentiment si sia in qualche modo ripreso, le oscillazioni significative delle azioni suggeriscono che la volatilità potrebbe non essere ancora finita.
Europa
Le vendite di mercato sono state eseguite su larga scala a causa del forte timore derivante da una possibile recessione USA verificatosi all'inizio della settimana. Eppure la maggior parte dei mercati azionari europei è stata in grado di chiudere in positivo su base settimanale, con l'Euro Stoxx 600 in aumento dell’1,16%, il CAC 40 del 2,4%, il DAX in ascesa dell’1,13% e il FTSE MIB in salita dell’1,5%; al contrario, il FTSE 100 lascia sul campo lo 0,08%.
Sul fronte degli utili, i risultati deludenti della più grande azienda europea, Novo Nordisk, hanno pesato sul sentiment. Novo ha riportato utili per il secondo trimestre al di sott delle aspettative degli analisti, riducendo anche le proprie prospettive di profitto per il 2024 a causa dell'intensificarsi della concorrenza nel mercato dei farmaci per la perdita di peso, in particolare del suo rivale statunitense Eli Lilly. Le azioni della società farmaceutica danese sono scese del 5,68% la scorsa settimana. Invece, tra i migliori report per il secondo quater troviamo Siemens, le cui azioni sono aumentate del 2,09% dopo un superamento della stima degli utili giovedì, con il titolo che acquista un ottimo +3,65% settimanalmente.
Le ampie vendite di azioni di semiconduttori sono poi proseguite questa settimana: a farne le spese è stata la più grande azienda tecnologica europea, ASML, in calo del 2,56% su base settimanale. In aggiunta, va ricordato che tale titolo è scese del 19% da quando ha riportato gli utili del secondo trimestre a metà luglio. Hanno avuto un impatto sfavorevole pure le rinnovate restrizioni all'esportazione di chip dalla Cina, che hanno colpito le grandi aziende produttrici a livello globali, intensificando ulteriormente il sell-off di azioni tecnologiche in tutto il mondo.
Anche i titoli dei beni di consumo di lusso hanno esteso i loro cali per la settimana, con LVMH in calo del 2,22%, Hermès in calo dello 0,05%, Christian Dior in calo del 3,06% e Kering in calo dell'8,54% in un periodo di negoziazione di cinque giorni.
In particolare, le azioni minerarie e bancarie hanno subito significative contrazioni nei mercati azionari di Londra. I timori di recessione negli Stati Uniti hanno causato un forte calo dei prezzi dei metalli industriali, come il rame, mentre i rendimenti dei titoli di Stato in diminuzione hanno indebolito le prospettive di profitto per le principali banche. Su base settimanale, le azioni di HSBC sono scese del 5,86%, quelle di Lloyds Banking Group del 2,23%, Barclays è crollato del 9,7%, mentre tra i minerari Rio Tinto scivola del 3,49% e Glencore del 6,88%.
Settimana invece positiva per le banche italiane, che hanno letteralmente trainato verso l’alto l’intero indice, spinte da risultati trimestrali generalmente sopra le aspettative, confermando così il loro momento di grazia (su tutte citiamo MPS che, dopo anni di oblio, pare essere definitivamente sulla via del ritorno verso un consolidamento finanziario di tutto rispetto).
Sul fronte valutario, l'euro è rimasto resiliente, mostrandosi come una valuta rifugio in mezzo alle turbolenze del mercato globale. Anche la pressione al ribasso sul dollaro USA ha sostenuto la moneta unica, con il tasso di cambio EUR/USD che si è attestato intorno al massimo di un mese, sopra 1,09.
Wall Street
I mercati azionari statunitensi hanno registrato un forte rimbalzo dopo i dati sull'occupazione migliori del previsto di giovedì (i sussidi, infatti, si sono rivelati inferiori alle attese). Il “rally di recupero” del mercato potrebbe essere stato causato da acquisti al ribasso dopo l’ingente sell-off, guidato come detto dai timori di recessione negli Stati Uniti e dalle turbolenze provenienti dal mercato giapponese.
Negli ultimi cinque giorni di contrattazione, comunque, il Dow Jones Industrial Average è salito dell’1,03%, lo S&P 500 del 3,3% e il Nasdaq Composite acquista addirittura un +5,89% (dati rilevati alle 19:00 ora italiana).
A livello di settore, nove settori su undici sono scesi rispetto alla settimana scorsa, con materiali e servizi di pubblica utilità in testa alle perdite, rispettivamente in calo del 2,29% e del 2,78%. L'industria e la tecnologia (tanto bistrattata lunedì) sono stati gli unici settori in rialzo.
I titoli "Magnifici Sette" sono stati per lo più in grande slancio su una performance settimanale, con Apple in salita del 6,04%, Microsoft in crescita dell’8,23%, Nvidia in aumento del 4,82%, Alphabet del 2,7%, Amazon del 9,03%, Tesla del 2,9%, e, a far da padrone, Meta Platforms che acquista un ottimo +13,51%.
Per quanto riguarda i principali report, il rivale di Novo Nordisk, Eli Lilly, sopra citato, ha riportato guadagni del secondo trimestre che hanno superato le aspettative e aumentato le sue previsioni per l'intero anno 2024, grazie all’incrmento delle vendite del suo nuovo farmaco dimagrante Zepbound e di quello antidiabetico Mounjaro.
Asia Pacifico
Nonostante la ripresa di venerdì, i mercati azionari della regione Asia Pacifico hanno visto una chiusura settimanale negativa. Il Nikkei 225 è sceso dello 0,64%, l'ASX 200 ha perso più del 2% ma l'indice Hang Seng “tiene botta” e porta a casa un +2,48%.
L'impennata dello yen giapponese si è attenuata negli ultimi quattro giorni di negoziazione dopo aver raggiunto un massimo di 8 mesi lunedì, indicando che gli investitori hanno rallentato lo scioglimento dei carry trade nelle coppie tra valute estere (specialmente il dollaro statunitense) e lo yen, favorendo anche il recupero della moneta USA. I verbali della riunione della Banca del Giappone hanno rivelato che i banchieri centrali hanno discusso di ulteriori aumenti dei tassi, da effettuarsi comunque gradualmente, onde evitare crolli come quello di inizio settimana (non si vedeva un tale ribasso dal 1987 – situazione che è valsa al 5 agosto l’appellativo di “lunedì nero”) e svendite dirompenti su altri mercati (leggasi Wall Street).
La Cina ha registrato un forte rimbalzo dopo i dati sull'inflazione migliori del previsto per luglio, suggerendo che la seconda economia più grande del mondo è su un percorso di ripresa (da vedere se ed in che termini possa essere costante). L'indice Hang Seng è balzato dell'1,5% alle 10:00 ora locale, compensando la maggior parte delle perdite di inizio settimana e, come accennato, chiudendo in positivo.
Al contrario, i mercati australiani hanno avuto performance inferiori a quelle dei loro omologhi asiatici, poiché la Reserve Bank of Australia ha mantenuto invariato il tasso di riferimento per la settima volta consecutiva. La posizione relativamente aggressiva, combinata con l'impatto globale, ha pesato sul sentiment del mercato azionario regionale, con cali particolarmente evidenti nei principali titoli minerari.
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