Tesla apre ad un nuovo corso dopo aver deciso di abbassare i prezzi delle vetture in alcuni dei suoi principali mercati, tra cui Cina e Germania, in seguito ai già riscontrati tagli eseguiti negli Stati Uniti; a ciò si aggiunge un considerevole calo delle vendite e una guerra dei prezzi al pubblico sempre più intensa per i veicoli elettrici (EV), soprattutto considerando la concorrenza agguerrita dei player cinesi.
I tagli dei prezzi arrivano dopo che Tesla, guidata dal suo CEO miliardario Elon Musk, ha riferito questo mese che le consegne globali di veicoli nel primo trimestre sono diminuite per la prima volta in quasi quattro anni. Inoltre, sempre lo stresso Elon Musk ha altresì annunciato, qualche giorno più tardi, di voler licenziare circa il 10% della forza lavoro globale della sua azienda per poter “essere snelli, innovativi e affamati per il prossimo ciclo di crescita”. La scelta si è resa necessaria, afferma il CEO, a seguito di “una rapida crescita che ha portato alla duplicazione dei ruoli”.
Difronte a questi ultimi eventi, per rassicurare gli investitori, Musk ha pubblicato un post su X provando a dare una spiegazione: "I prezzi della Tesla devono cambiare frequentemente per far corrispondere la produzione con la domanda".
Il calo della domanda
Già probabilmente il problema è proprio questo: il calo (considerevole) della domanda. Da dire inoltre che Tesla, leader del mercato dei veicoli elettrici, ha dato il via ad una guerra dei prezzi dei veicoli elettrici già più di un anno fa, tagliando aggressivamente i prezzi a scapito dei margini di profitto.
In particolare la casa automobilistica ha ridotto il prezzo di partenza della rinnovata Model 3 in Cina di 14.000 yuan (1.930 dollari), portandolo a 231.900 yuan (32.000 dollari); in Germania, il prezzo della Model 3 a trazione posteriore è stato ridotto a 40.990 euro (43.670,75 dollari) da 42.990 euro.
Contemporaneamente, ci sono stati abbassamenti di prezzo anche in molti altri Paesi in Europa, Medio Oriente e Africa.
Non solo: Venerdì i prezzi statunitensi dei veicoli Model Y, Model X e Model S sono stati ridotti di 2.000 dollari. Da sottolineare che tali decrementi non riguardano soltanto le vetture, ma bensì anche gli optionals: Sabato Tesla ha infatti tagliato il prezzo del suo software di assistenza alla guida “Full Self-Driving” da 12.000 dollari a 8.000 dollari, negli Stati Uniti.
Una concausa di questa riduzione delle vendite può essere ricercata da una lentezza che la stessa Tesla verosimilmente ha avuto nel modernizzare i suoi modelli più datati, in aggiunta ad un forte inasprimento dei tassi di interesse che hanno indebolito l’appetito dei consumatori per l’acquisto di auto di discreto valore (in sostanza, chi non ha avuto necessità non ha acquistato, preferendo attendere un abbasamento dei tassi in futuro). Allo stesso tempo, i rivali in Cina, il più grande mercato automobilistico del mondo, stanno lanciando modelli più economici.
Il destino di Tesla: automotive o high tech?
Questo fine settimana, Musk ha rinviato un viaggio programmato in India, dove avrebbe dovuto incontrare il primo ministro Narendra Modi, citando gli obblighi di Tesla. Il viaggio avrebbe dovuto includere l'annuncio dei piani di Tesla per entrare nel mercato dell'Asia meridionale ma, al momento, tale ingresso potrebbe essere rimandato.
L’annuncio è arrivato dopo che Reuters ha riferito, il 5 Aprile scorso, che Tesla avrebbe abbandonato il piano per sviluppare il suo tanto atteso veicolo elettrico a prezzi accessibili (il presunto “Model 2”) a favore dei robotaxi (ossia di veicoli a completa guida autonoma).
E proprio su questa scelta potrebbe giocarsi l’intero futuro di Tesla: optare per lo sviluppo di una sofisticata tecnologia di nicchia, anziché puntare sulla commercializzazione di un’auto accessibile a molti, potrebbe far shiftare la multinazionale dall’essere un produttore di veicoli su larga scala a provider di elaborate tecnologie di guida autonoma di minori dimensioni. Al momento, nessuna dichiarazione a riguardo è stata rilasciata da Musk, lasciando così gli investitori nella posizione di chiedere maggiore chiarezza.
Nel frattempo, quest’anno le azioni Tesla sono scese del 40,8%, un dato sicuramente allarmante.
Se oltre a queste difficoltà intrinseche al colosso americano si aggiungono quelle appartenenti all’intero settore dei veicoli elettrici, specialmente in Paesi come il nostro (scarsità di colonnine di ricarica, tempi lunghi per effettuare “un pieno”, costi per molti ancora proibitivi), il futuro non sembra essere molto roseo.
In un periodo storico in cui ogni giorno siamo bombardati dal cosiddetto green washing, c’è da chiedersi come mai nessuno si domandi dove e come verranno smaltiti milioni e milioni di batterie di queste auto. Intanto, nel mondo della concretezza e dell’anti-ipocrisia, si torna a parlare a gran voce di biocarburanti e, addirittura, di nucleare “pulito”.
Che forse il visionario Musk abbia intravisto con largo anticipo l’avvio verso il viale del tramonto per i veicoli elettrici?
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