Il punto sui mercati: l’escalation delle tensioni in Medio Oriente aggrava il trend negativo settimanale

Il punto sui mercati: l’escalation delle tensioni in Medio Oriente aggrava il trend negativo settimanale

I mercati azionari globali sono pronti per il terzo calo settimanale consecutivo a causa dell’aumento delle tensioni in Medio Oriente. Gli investitori stanno riversando i propri capitali nei beni rifugio, in particolare oro e argento, determinandone così un aumento del loro valore, essendo visti come una asset allocation di sicura destinazione.

Gli indici azionari globali hanno subìto una performance negativa, misurata sulla singola settimana, per la terza volta di seguito, legata al peggioramento della situazione geopolitica in Medio Oriente: le notizie di conflitti ed esplosioni in Iran hanno infatti ulteriormente alimentato le preoccupazioni, aggravando le perdite dei principali indici di riferimento mondiali.

Come accennato, poiché prevale il sentimento di avversione al rischio, gli investitori si stanno concentrando sui tradizionali beni rifugio come oro, argento, titoli di stato e dollaro statunitense. Anche lo yen giapponese e il franco svizzero hanno registrato picchi significativi positivi in una fase in cui gli investitori stanno cercando riparo dalle pressioni negative. Inoltre, i prezzi del petrolio sono aumentati di oltre il 3%, con i futures Brent che hanno superato i 90 dollari al barile dopo l’attacco di Venerdì (se interessato ad approfondire l’argomento, puoi leggere il mio articolo “Quale Futuro per i Prezzi del Petrolio dopo l'Attacco dell'Iran a Israele?”).

Per quando concerne i principali indici, l'Euro Stoxx 600 è crollato dell'1,36%, il DAX ha perso lo 0,44% e il FTSE 100 è ha lasciato sul terreno l'1,48% – tutto negli ultimi cinque giorni di negoziazione.

Il settore tecnologico ha anch’esso affrontato ampie perdite, trascinato in basso da una forte riduzione del valore di mercato delle azioni di ASML, scese di oltre l'8% questa settimana, a seguito di una dichiarazione del CDA del noto produttore olandese di apparecchiature per chip di intelligenza artificiale in cui si è attestata una contrazione degli utili conseguiti rispetto a quelli attesi, deludendo così le aspettative del mercato. In particolare, le vendite dell'azienda sono diminuite del 22% e ciò a causa dell'indebolimento della richiesta di semiconduttori ad opera di “player” fondamentali tra cui TSMC, Samsung e Intel.

Come se non bastasse, anche i titoli inerenti i beni di consumo hanno subìto un duro colpo poiché LVMH ha riportato una crescita poco brillante delle proprie vendite nel corso del primo trimestre, causando un calo delle azioni del marchio di lusso del 2% nella giornata di Mercoledì ma tutto sommato stabile se si guarda alla settimana in toto. Ad ogni modo, le revenue del primo trimestre della multinazionale sono cresciute appena del 3% su base annua, in netto rallentamento rispetto all’aumento del 18% nello stesso periodo del 2023, da attribuirsi in gran parte a un calo del 6% delle vendite asiatiche (Giappone escluso).

Per contro, i titoli delle utilities e quelli immobiliari hanno mostrato una notevole resilienza, registrando guadagni di oltre l’1% negli ultimi cinque giorni di scambi. I continui accenni da parte della Banca Centrale Europea ad un potenziale taglio dei tassi a Giugno, insieme alle proiezioni di mercato di ben tre tagli nel corso dell'anno, hanno rafforzato questi settori sensibili ai tassi.

Allo stesso tempo, le azioni riguardanti la difesa e l’aerospaziale hanno mantenuto la loro forza spinte da un contesto di crescenti tensioni in Medio Oriente e di conseguenti richieste di maggiori spese militari.

Un’altra tendenza degna di nota è la forza dei titoli minerari all’interno del FTSE 100, guidata dalla traiettoria al rialzo dei prezzi dei metalli, in particolare del rame e del minerale di ferro. Ciò ha sostenuto il settore dei materiali di base, che ha guadagnato complessivamente il 2%, con Rio Tinto in rialzo del 2,7% e Glencore in rialzo del 2,8% nell’ultima settimana.

Wall Street

I tre indici di riferimento statunitensi hanno continuato a scendere in seguito all'indicazione della FED espressa da Powell sui tassi di interesse: "più alti per un periodo più lungo", nel contesto di una ripresa dell'inflazione a Marzo (per saperne di più puoi consultare il mio articolo “Inflazione, Mercati e (Presunti) Futuri Tagli dei Tassi: il Punto sulla Situazione USA”). I mercati infatti prevedono che il primo taglio dei tassi avverrà solo a Settembre invece che a Giugno, o addirittura che non ci saranno affatto tagli quest’anno, dopo che il Paese ha riportato dati incoraggianti sulle vendite al dettaglio nell’ultimo periodo (come a dire, finché la barca va, lasciala andare…).

Wall Street è tuttavia segnata da una serie di perdite realizzatesi nelle ultime tre settimane, con l'S&P 500 in calo di circa il 2,19%, mentre l'indice ad alto contenuto tecnologico, il Nasdaq, in contrazione del 3,55% e l'indice Dow Jones Industrial con un complessivo meno 0,55% nel corso dei cinque giorni periodo di negoziazione.

Tutti gli 11 settori dell'S&P 500 sono in nota negativa per la settimana, con il settore tecnologico in testa alle perdite, crollando del 4,75%.

I titoli dei semiconduttori hanno effettivamente sopportato le maggiori riduzioni dopo il deludente rapporto sugli utili di ASML: Nvidia ha assistito a un forte calo del 6,56%, AMD del 9,04% e Intel del 6,88%, sempre nel corso degli ultimi cinque giorni.

Le azioni di Tesla sono poi letteralmente crollate del 14% dopo che Musk ha annunciato un taglio del personale di oltre il 10% a livello globale. Gli altri sette magnifici titoli sono tutti in rosso, con Microsoft, Apple, Amazon, Meta e Alphabet che hanno visto contrazioni del loro valore dal 2% al 5% sulla loro performance settimanale.

Addirittura nonostante gli utili di Netflix abbiano superato le aspettative, la sua debole guidance ha portato a un calo del 4,8% del prezzo delle sue azioni durante le negoziazioni after-hours sul Nasdaq. Questo sviluppo potrebbe esacerbare la pressione al ribasso sul sentiment nel settore tecnologico, in particolare nel contesto dell’escalation del conflitto in Medio Oriente.

Mercati asiatici

I mercati asiatici non sono rimasti immuni dal sentimento prevalente di avversione al rischio, con i mercati azionari delle principali economie del continente che hanno registrato perdite durante la settimana. L'indice di riferimento giapponese ha infatti registrato una perdita significativa, lasciando sul terreno il 6%, in gran parte influenzata dal calo dei titoli tecnologici e di consumo, in linea con le tendenze globali. Tokyo Electron ha visto le sue azioni scendere del 13,5%, mentre Toyota Motors del 6,8%.

Al contrario, i mercati azionari della Cina continentale hanno mostrato resilienza, sovraperformando le controparti globali in risposta ai dati positivi sul PIL del primo trimestre.

L'economia cinese è cresciuta del 5,2% su base annua, superando le aspettative di crescita del 4,8%. L'indice China A50 è salito del 2,33%, spinto dai guadagni dei titoli finanziari ed energetici. I recenti indicatori economici, comprese le esportazioni e la produzione industriale, segnalano un rafforzamento della ripresa economica della Cina dopo le terribili perdite del passato recente. Alla luce di questi sviluppi, Morgan Stanley ha rivisto le sue proiezioni, anticipando una traiettoria di crescita più rapida per l’economia cinese rispetto alle previsioni precedenti.

Altri mercati si trovano ad affrontare pressioni al ribasso, con l'ASX 200 in calo del 3,13%, il Nifty 50 del 3,25% e l'indice Hang Seng, più esposto alle dinamiche del mercato globale rispetto alla Cina continentale, in contrazione del 3,25%.

Che sia forse giunto il fatidico momento della correzione dei mercati tanto temuta (quanto forse tanto prevista) dopo sei mesi di rally a livello globale?

Disclaimer: Il presente articolo ha un puro scopo informativo e non costituisce raccomandazione di investimento. Tutti i diritti riservati.
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